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[Trad] Alessandro

Anemos Aiteros

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Jun 12, 2024
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Alexander​

Figlio di Zeus


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A tutt'oggi, nessun monarca al mondo è emblema di eroismo come Alessandro Magno, né merita tale titolo. Anni e anni dopo che la sua falange Macedone ha marciato attraverso le terre, il suo nome riverbera ancora in tutto il mondo conosciuto. La sua personalità feroce ed il suo perenne impulso a realizzare l'impossibile hanno reso il suo nome un sinonimo di potere maschile, coraggio e lotta attraverso gli eoni.

Si può dire che Alessandro sia stato uno degli individui più singolari nella storia ad inaugurare un'era completamente nuova, l'Era Ellenistica, attraverso le sue conquiste. La potenza dei suoi eserciti e la profondità della sua ricerca della conoscenza diffusero l'antica cultura e religione ellenica in tutta l'Eurasia. Grazie alle sue colossali conquiste, la diffusione della cultura Greca passò dallo stretto di Gibilterra alle periferie dei regni Cinesi, resistendo per più di settecento anni.

GIOVENTÙ​

Nacque come figlio del secondo re Filippo di Macedonia ed attraverso Filippo era noto per essere un discendente di Ercole.

Re Filippo vanta molti successi importanti: riformò l'esercito Macedone in ogni sua parte, ponendo l'accento sulla Falange che Alessandro avrebbe utilizzato al meglio, e fu il pioniere dell'uso della guerra d'assedio e delle tattiche d'urto.

Il re creò molti centri urbani in Macedonia, spostando le persone dai loro villaggi ancestrali. I nemici tribali della Macedonia furono distrutti; egli aveva conquistato gran parte della Tracia e dell'Illiria. Il vorace re aveva iniziato ad aggiungere gran parte della Grecia al territorio del suo regno e aveva iniziato ad affermare l'indipendenza della Macedonia dal suo padrone tradizionale, la Persia.

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Medaglione Romano di Olimpiade

La madre di Alessandro, Olimpiade, era una donna feroce di grande rilievo. Era la sorella del Re dell'Epiro. La misteriosa principessa era anche una nota occultista e praticante di riti Orfici, ricoprendo anche una posizione di rilievo in un importante culto di Cibele del Monte Haemus, in Tracia, e si diceva che dormisse su un letto di serpenti velenosi che non le avrebbero mai fatto del male. La presenza di Olimpia era potente ed inquietante. Era nota per essere estremamente ambiziosa e spietata e non corrispondeva all'immagine di una tradizionale regina Macedone. I suoi nemici a corte tendevano a soffrire di disgrazie.

Gli annali antichi raccontano che Olimpiade fu colpita in sogno da un fulmine, provocando un fuoco sacro che si diffuse in tutti gli angoli della terra prima di spegnersi bruscamente. Da quel momento si seppe che il figlio del re aveva un legame significativo con l'esaltato e favoloso Zeus. Filippo sognò anche di porre un sigillo sul grembo di sua moglie, con l'immagine del sigillo che mostrava un leone ruggente.

Il giorno della nascita di Alessandro, i cavalli di Filippo vinsero i Giochi Olimpici ed il suo generale Parmenione sconfisse in modo netto gli eserciti Illirici. Il Tempio di Artemide prese improvvisamente fuoco. Tutti questi presagi sembravano confermare che qualcosa non era regolare nel ragazzo. Sebbene molti sacerdoti fossero sconvolti dalla distruzione del Tempio, Filippo replicò che il figlio nato da tre successi sarebbe sempre stato vittorioso e che Artemide era semplicemente venuta ad assistere alla nascita.

Entrambi i genitori, tuttavia, avevano l'abitudine di farsi dei nemici.

Durante l'infanzia, Alessandro notò subito i vantaggi che il sovrano di Tebe, Epaminonda, da poco scomparso, aveva ottenuto circondandosi di filosofi e uomini dotti. Sebbene Alessandro ammirasse i risultati ottenuti dal padre come sovrano estremamente potente ed autorevole, sapeva che il padre stava parzialmente riempiendo il vuoto di potere lasciato dalla morte di quest'uomo misterioso e prestava molta attenzione. Inoltre, i racconti dei magnati persiani in esilio, come Sisines, sulla qualità degli studiosi e dei sacerdoti dell'Asia lo riempirono di invidia e del desiderio di svelare i segreti di quel continente.

Di conseguenza, corteggiò le attenzioni di alcuni degli uomini più colti della Grecia, mettendo in atto anche trucchi da ragazzino. Si prodigò anche per attirare l'attenzione degli inviati Persiani, chiedendo loro continui aggiornamenti sulla situazione in quel Paese.

Ben presto divenne il migliore amico di Efestione, un ragazzo ottimista e colto di lontana parentela che sarebbe diventato il suo compagno di vita grazie alla sua spiccata lealtà, e di Cratero, un ragazzo più grande e taciturno che fungeva da modello per Alessandro grazie alle sue sublimi capacità sul campo di battaglia.

I talenti di Efestione risiedevano nel combattimento personale e nelle capacità organizzative, da cui Alessandro imparò molto. Dal suo anziano Cratero imparò molto su questioni militari di ordine superiore, come ad esempio come essere il migliore dei generali, cosa che Alessandro poté apprendere solo in parte dal padre a causa dei loro rapporti tesi. Alessandro comprese il valore dell'amicizia eterna dall'Iliade, da Pelopida e da gran parte della letteratura Pitagorica che studiò. Efestione fungeva da mano sinistra, Cratero da pugno destro.

Vedendo l'alienazione che i suoi genitori litigiosi infliggevano alla corte, desiderava costruire un nucleo di uomini - ed alcune donne - a lui fedeli fino alla fine dei tempi, i suoi Compagni e Guardiani, un gruppo che sperava diventasse una figura mitologica, iscritta per sempre nella storia.

A tal fine, tra gli altri, coltivò l'amicizia con Tolomeo, Nearco, Laomedonte, Perdicca ed altri talenti dell'aristocrazia. È una testimonianza di quanto Alessandro fosse veramente amato il fatto che quasi tutti questi ragazzi sarebbero diventati uomini che lo seguirono fino alle vette dell'Himalaya e ritorno. Purtroppo, però, Alessandro non riuscì mai a prevenire le dispute tra tutti loro.

Fin da ragazzo, Alessandro fu pio e rigoroso nella sua adesione agli Dèi. In parte a causa dei suoi strani livelli di potere, non dubitava mai della loro presenza. Sosteneva sempre le sue parole nei loro confronti con i fatti e non dimenticava mai una promessa fatta, per giustificare pienamente la maestà dei Primordiali:

"Adorava gli Dèi con magnificenza fin dalla prima giovinezza ed usava l'incenso in modo così abbondante che chi era austero e frugale esclamò: “Fai offerte come queste quando avrai sottomesso la regione dove crescono queste cose”. Memore di queste parole, quando sottomise l'Arabia incensiera inviò a Leonida molti talenti di profumi (Plut. Alex. xxv. 4 s) con l'istruzione di non essere troppo avaro in seguito nell'onorare gli Dèi, poiché sapeva che essi ripagavano così generosamente i doni offerti con gioia." 1

Leonida fu approvato come tutore di Alessandro e divenne essenzialmente il suo padre adottivo.

Nonostante non portasse le cose agli estremi del padre adottivo, la frugalità era un'altra caratteristica di Alessandro, sull'esempio di Socrate ed Epaminonda. Essere comprato o corrotto lo terrorizzava. È noto che, nel corso della sua vita, Alessandro respinse qualsiasi tentativo di farsi conquistare dal denaro; il solo accenno a ciò lo mandava su tutte le furie.

Era spinto unicamente dall'idea di essere uno dei nomi sulla porta della posterità. Quanto più la corte offriva in termini di piaceri, tanto più Alessandro pensava che la fama sarebbe stata minore per lui e maggiore per il padre, il cui rapporto con lui stava diventando sempre più difficile.

Sebbene Alessandro fosse noto per l'uso dei pugni e per la sua grande aggressività, in particolare per difendere l'onore dei suoi amici e la sua ambizione, con l'arrivo della pubertà praticò un forte grado di moderazione e di controllo nelle questioni erotiche. Osservando attentamente come sua madre facesse leva sul proprio potere e non si consorziasse per disperazione, scelse di partecipare a tali unioni con molta attenzione e non si comportò in modo tale che le distrazioni della pericolosa corte Macedone potessero avere un qualche potere su di lui.

Dopotutto, fin dall'infanzia, aveva anche dei nemici. Nemici come Cassandro, un altro lontano parente.

Era noto per essere in grado di citare a memoria l'Iliade e molte opere di Euripide. Alessandro dava molta importanza alla cultura e non ne disconosceva l'influenza, né la considerava antagonista alla sua vocazione militare.

Il carattere eroico mostrato da bambino è rappresentato al meglio nella storia di Alessandro che doma Bucefalo, lo stallone più famoso della storia. Il cavallo, feroce e molto agitato, era stato portato a Pellas. Tutti gli uomini che avevano tentato di montarlo avevano fallito.

“Mentre a Filippo cresceva la frustrazione e ordinava di portare via il cavallo, dicendo che era assolutamente selvaggio ed indomabile, Alessandro, che era presente, disse: 'Che cavallo stanno perdendo a causa dell'inesperienza e dell'incapacità di gestirlo con abilità!

Filippo dapprima rimase in silenzio, ma quando Alessandro parlò ripetutamente e mostrò una forte emozione, Filippo disse: “Stai rimproverando i tuoi anziani come se sapessi più di loro, o pensi di poter gestire meglio un cavallo?”.

[...]

Quando vide che il cavallo aveva abbandonato la sua sfida ma era ancora desideroso di correre, lo incitò, inseguendolo con voce più decisa e usando il tallone per spronarlo. All'inizio, quelli che stavano intorno a Filippo erano pieni di ansia e rimasero in silenzio. Ma quando Alessandro, dopo aver completato il percorso, fece tornare indietro il cavallo, cavalcando fiducioso e pieno di gioia, tutti gli altri scoppiarono in un applauso.

Suo padre, si dice, versò persino qualche lacrima di gioia e, quando Alessandro smontò, gli baciò la testa e gli disse: “Figlio mio, cerca un regno all'altezza di te stesso, perché la Macedonia è troppo piccola per te”. 2

Il prezioso animale accompagnò poi Alessandro in tutte le sue conquiste.

Filippo riteneva che suo figlio non fosse normale. A tal fine, prese in considerazione una serie di tutori per il giovane, il cui nome era già oggetto di dicerie in tutta la Grecia. C'era Speusippo, che era succeduto a Platone nella sua accademia, tra gli altri. Aristotele, tuttavia, entrò prepotentemente in scena come l'unico tutore maturo adeguato.

Il filosofo fu insediato in una scuola regolare e segreta a Mieza, dove insegnò non solo ad Alessandro, ma anche a gran parte dell'aristocrazia Macedone. La grande mente della Grecia ed il suo allievo strinsero presto un rapporto.

Sebbene Alessandro si fosse dilettato con l'occulto prima della sua frequentazione, è noto che ad Alessandro furono insegnate intricate dottrine e metodi occulti, comprese questioni avanzate di rito teurgico per evocare gli Dèi:

"ἔοικε δὲ Ἀλέξανδρος οὐ μόνον τὸν ἠθικὸν καὶ πολιτικὸν παραλαβεῖν λόγον, ἀλλὰ καὶ τῶν ἀπορρήτων καὶ βαθυτέρων διδασκαλιῶν,ἃς οἱ ἄνδρες ἰδίως ἀκροαματικὰς καὶ ἐποπτικὰς.
Sembra inoltre, che Alessandro non solo abbia ricevuto dal suo maestro le dottrine etiche e politiche, ma abbia anche partecipato a quegli insegnamenti segreti e più profondi che i filosofi designano con i termini speciali di “acroamatico” ed “epoptico”, e che non vengono impartiti a molti." 2

Osservò con attenzione, attraverso l'esempio del suo maestro semi-divino, che il mondo stava già crollando per mancanza di autentica spiritualità. Fu questo che spinse Alessandro a fondare un vero e proprio Impero degli Dèi.

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Mosaico di Alessandro, Pompei, basato su una pittura di Filosseno di Eretria, Apelle di Kos e altri.

Pur ammirando profondamente la Persia, riconobbe anche che il modo di fare religione Persiana da Dario il Grande in poi era diventato sempre più privo di qualità e stava assumendo un orientamento perverso.

CAREONEA E LA SCONFITTA DI TEBE​


Il diciassettenne Alessandro accompagnò il padre a combattere contro la tribù dei Maedi, dopodiché divenne comandante dell'ala sinistra della cavalleria reale di Filippo. Presto giunse a Cheronea con il padre per affrontare la minaccia di Atene, Corinto e Tebe, insieme ad un'altra dozzina di città Greche, che si erano riunite per distruggere il Macedone.

Mentre il padre guidò l'assalto diretto ed estenuante contro la fanteria Ateniese, Alessandro utilizzò ingegnose tattiche di accerchiamento per colpire l'altro lato con la sua porzione di falange ed affrontare direttamente la Banda Sacra di Tebe, un gruppo che aveva spesso idolatrato nella letteratura che leggeva compulsivamente da bambino.

LA DISPUTA CON FILIPPO​


Dopo la battaglia, tuttavia, sembra che Filippo, sempre combattuto, si sentisse insicuro per i successi del figlio che, a suo parere, stava andando troppo veloce. Era già in lotta con Olimpiade per il controllo della corte e ne aveva abbastanza dei suoi intrighi. Snobbandola, colse l'occasione per sposare Cleopatra, la nipote di Olimpiade.

All'annuncio, Attalo, lo zio di Cleopatra, disse che avrebbe voluto un vero erede, il che fece sì che Alessandro gli lanciasse un calice. Padre e figlio vennero alle mani. Olimpiade e Alessandro partirono presto per l'Epiro.

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Busto di Alessandro, Lisippo. Alessandro lodò il realismo della scultura e la sua fedeltà ai tratti del viso, alla postura e ai modi di fare reali.

Tutto ciò fu fonte di grande frustrazione. Alessandro ordinò alla madre di non interferire mai con la politica e sembrava che il padre stesso nutrisse qualche sospetto nei suoi confronti. Non essendo uno che si lamenta, continuò a lottare per allargare i confini della Macedonia, combattendo le tribù Illiriche alla corte del re Illirico.

Filippo fu assassinato da un individuo indignato per essere stato violato da Attalo. Le personalità di spicco del regno proclamarono Alessandro Re di Macedonia sul posto. La Grecia e la Tracia si ribellarono quasi completamente. Il giovane re si accinse a correggere immediatamente questo stato di cose, partendo con il più abile generale del padre, Parmenione.

Si recò ad Atene e la sottomise rapidamente, nonostante le richieste di Democrito di assassinare il giovane re. Qui avvenne il famigerato incontro di Alessandro con il filosofo Diogene.

Alessandro rivolse poi la sua attenzione ai Traci, che distrusse nella Battaglia dei Carri conquistando l'isola fortificata di Peuce. Questa battaglia, di per sé, dimostra l'eccezionale abilità di Alessandro nel ribaltare una situazione quasi suicida e potrebbe essere troppo lunga da scrivere in questo estratto.

Ancora una volta, gli Ateniesi ed i Tebani si ribellarono. Alessandro decise di distruggere completamente Tebe.

Nonostante le sue azioni a volte brutali, un attributo di Alessandro diventa evidente. Durante l'assedio di Tebe, Timocleia, una nobile donna, fu violentata da un comandante trace (espressamente contro gli ordini di Alessandro). In seguito, il comandante le chiese dove fossero i suoi oggetti di valore e lei, mentre scrutava un pozzo, gli diede un calcio e lo lapidò lentamente a morte.

Portato al suo cospetto, Alessandro disse che la donna aveva compiuto rapidamente ciò che avrebbe fatto lui stesso e, nonostante avesse appreso rapidamente che Timocleia era la sorella del suo più odiato nemico a Cheronea, permise a lei e ai suoi figli la completa libertà civica ed una vita finanziata sulla borsa Greca.

In questo periodo, dalla Persia cominciarono ad arrivare diverse minacce che erano i tradizionali segnali di conquista. Dall'Asia Minore era stato avvistato un grande esercito con fratelli dello scià Dario III al seguito Alessandro fu eletto capo dell'impero Greco.

Unse con olio la tomba di Achille, il suo più grande eroe, e vi corse intorno con i suoi Compagni.

ASIA MINORE​


Alessandro incontrò le armate Persiane presso il fiume Granico. Parmenione consigliò ad Alessandro di ordinare alle truppe di non attraversare il fiume, cosa che Alessandro riteneva una vigliaccheria che non si addiceva a un re. Dopo che alcune truppe del suo fianco destro lo fecero, attraversando il fiume in un pericoloso tempo di tempesta, l'élite della guardia Persiana, compresi i comandanti di Arsames, Spithridates ed Arsites, venne loro incontro, facendo scattare la trappola tesa da Alessandro.

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Alessandro (a sinistra) e Cratero (a destra), mosaico di Pella del Domatore di leoni

Sebbene i Greci avessero accerchiato i Persiani, questa battaglia, in condizioni sempre più fangose e disperate, fu l'inizio di un evento molto pericoloso per i compagni di Alessandro. Alessandro, che indossava la sua ostentata armatura, rimase isolato su una sponda e fu quasi decapitato dal nobile persiano Roesaces, genero dello Scià di nome Mitridate, oltre ad essere privato di uno dei due: a salvarlo giunse l'amico Clito.

Parmenione con la sua falange sul fianco sinistro, intanto, si scontrava con la cavalleria Bactriana e Medea. Questo contingente, comandato da Reomithres, fu preso dal panico quando vide cadere i nobili persiani ed abbandonò il campo di battaglia. Alessandro aveva vinto il suo primo grande ingaggio.


ISSUS ED IL LEVANTE​

CAMPAGNA D'EGITTO​


Alessandro fu acclamato come un eroe dagli Egiziani, che disprezzavano l'egemonia persiana sulle loro terre da quando lo scià Cambise aveva conquistato il Paese. In genere gli Egiziani erano critici nei confronti dei governanti stranieri, ma le prove dimostrano che Alessandro era molto apprezzato e persino incoronato nel Tempio di Ptah.

Il re Greco rimase in Egitto solo per un breve periodo, ma intraprese un progetto edilizio piuttosto ambizioso, restaurando molti templi, come il complesso della Barca Sacra presso il Tempio di Luxor. Inoltre modificò il sistema di tassazione Persiano per adattarlo alle norme Greche, alleggerendo molti debiti del popolo e prevenendo le continue carestie che affliggevano l'antica terra.

Si recò all'oracolo di Amon Ra (una divinità diversa dall'Amon che stiamo per citare) nell'Oasi di Siwa. Il grande medium degli Dèi lo dichiarò ufficialmente uno dei figli del sommo Amon (Zeus). Da questo momento in poi, Alessandro fu raffigurato con le corna dell'ariete sulla sua moneta ed alcuni cominciarono a considerarlo divino, poiché le parole del sacerdozio Egiziano avevano un peso notevole a quei tempi.


GAUGAMELA E LA CONQUISTA DI BABILONIA​


Gaugamela fu la battaglia più importante dell'intera campagna. Alessandro partecipò diligentemente ai riti alla Dèa Nemesi ed alle Erinni, insieme al Dio Alastor, prima della battaglia, invocando il loro aiuto.

Sapeva che Dario aveva preparato una forza gigantesca composta dalle unità più brutali ed efficienti dell'intero impero per affrontarlo, compreso il nucleo dei suoi famosi Immortali e una grande quantità di elefanti. Tuttavia, la risposta di Alessandro fu quella di dormire tranquillamente fino a dodici ore nell'accampamento prima della battaglia, fiducioso nelle sue capacità.

Dario fu affiancato da Besso, governatore della Bactria, che seguì ed attaccò Alessandro con una forza dieci volte superiore a quella del re Macedone quando Alessandro tentò di aggirare l'esercito Persiano. Senza alcuna cautela e ritenendo che Alessandro si fosse isolato a sufficienza per indebolire il morale delle sue truppe, Dario ordinò di caricare la forza centrale di missili e falangi Agriniane con i suoi carri ed i suoi elefanti, credendo che sarebbe stata una vittoria facile. Le armate Greche, tuttavia, riuscirono abilmente a creare dei varchi attraverso le linee di carri ed a disorientare i grandi animali. Mazeo, sulla destra persiana, caricò su Parmenione, che fu sopraffatto ma rimase saldo.

Il centro delle falangi Greche e dei lanciatori di missili si avventò presto direttamente sul Re dei Re, provocandone il panico. Alessandro virò rapidamente a sinistra con i suoi compagni, deciso a catturare Dario ancora una volta. Ne seguì un brutale combattimento corpo a corpo, in cui fu ucciso anche il suo cavallo. Lo Scià Persiano, pur partecipando al combattimento, fu convinto dai suoi consiglieri e dai suoi avvelenatori ad abbandonare la battaglia.

Molti a Babilonia vedevano Alessandro come un liberatore. Fonti Babilonesi dell'epoca, come BCHP 4 ed i Diari Astronomici Babilonesi, lo citano come “Re del Mondo” e fanno riferimento all'ordine impartito da Alessandro alle sue truppe di non entrare nelle case, a dimostrazione della sua santità e del suo rispetto per la vita. Riconoscendo il valore di Mazeo in battaglia, l'unico a non fuggire, fece del governatore Persiano il satrapo di Babilonia sotto la propria autorità, il primo Persiano a ricoprire una carica così alta nel nuovo impero di Alessandro.

Alessandro rispettava molto l'antichità delle civiltà mesopotamiche. È noto negli annali della storia che egli si circondò consapevolmente dei sacerdoti Babilonesi, cosa che gli intellettuali ignoranti dell'epoca non potevano capire. Come ha raccontato l'Alto Sacerdote Hoodedcobra, i sacerdoti gli sottoposero alcune prove, come quella di riuscire a vedere un Demone nella stanza con loro - egli la superò a pieni voti.

Entrando a Babilonia, egli compì riti a Marduk (Bel), il principale Dio Babilonese, e ordinò la ricostruzione del grande tempio di Marduk (l'Esagila), che era stato distrutto per ordine di Serse.

Alcuni hanno persino sostenuto che l'identità di Serapide, la veste ellenica di Osiride che sarebbe diventata prevalente in Egitto e in tutto il mondo romano, provenisse in realtà da Babilonia durante l'iniziazione di Alessandro ai misteri di quel luogo.

A questo punto va ricordato che gli Ebrei, all'epoca un gruppo oscuro ma in ascesa a Babilonia, tentarono di avere un'udienza con Alessandro, cercando di proclamarlo come il “Nuovo Ciro” che li avrebbe liberati, conoscendo la sua ammirazione per il primo. Gli proposero anche di punire Babilonia e di rimuovere gli idoli, come Ciro aveva fatto con Nabonido. Egli, indignato, respinse del tutto le loro avances - aveva capito tutto.

Poiché Alessandro aveva fondamentalmente più cose da fare che ossessionare una tribù Medi Orientale deviata, gli Ebrei hanno creato diversi falsi storici intorno a questo fatto, presentando Alessandro come un conquistatore alto e piumato che si inchina al sommo sacerdote Ebreo nel Talmud e nel Midrash. Per cercare di accattivarsi il favore di Alessandro, iniziarono anche a chiamare i loro figli “Sender”. Alessandro pretese la loro Ellenizzazione culturale e l'introduzione della tassazione Greca (gli Ebrei descrivono quest'ultima come uno dei peggiori disastri della loro storia) nel tentativo di farli sottomettere, un ordine che alla fine sfidarono.

IL RE DI PERSIA​


Dopo aver rovesciato Dario III, Alessandro ereditò il vasto sistema amministrativo Achemenide. Invece di smantellarlo, mantenne in gran parte la struttura delle satrapie (province) Persiane. In molte regioni, riconfermò o confermò i funzionari persiani che si erano sottomessi a lui, una mossa pragmatica per garantire la continuità ed il sostegno locale.

Tuttavia, Alessandro continuò ad integrare il protocollo Persiano laddove serviva al suo governo. Cominciò a presentarsi come un successore degli Achemenidi - assumendo ad esempio il titolo di “Re d'Asia” e forse utilizzando l'onorifico “Re dei Re”. Mantenne una cancelleria reale che emetteva decreti nelle lingue imperiali e manteneva le pratiche cerimoniali che i Persiani si aspettavano dal loro monarca. Così facendo, Alessandro segnalò ai nobili ed ai sudditi persiani che rispettava la loro eredità governativa e che si considerava il legittimo erede dei re Persiani, non un semplice conquistatore straniero.

Queste politiche erano controverse tra i suoi Compagni, che spesso lo rimproveravano per essersi acconciato in modo Persiano e ritenevano che stesse adottando le maniere di un Dio. Alessandro voleva creare un impero globale per gli Dèi, caratterizzato da una titanica élite spirituale e militare, che non fu compresa da molti a parte Efestione.

Nel governo quotidiano, Alessandro non saccheggiava i templi per ottenere entrate. Questo è un punto degno di nota, perché dimostra la sua riverenza per gli Dèi. Risparmiò sempre i tesori religiosi. Ad esempio, quando le sue truppe volevano saccheggiare il santuario di Zeus a Babilonia oppure altri ricchi templi, Alessandro lo proibiva. Il suo rispetto si estendeva anche agli altari sacri Persiani. Non risulta che li abbia violati ed, in seguito, il suo generale Tolomeo (in Egitto) incorporò persino i sacerdoti Zoroastriani nella sua corte, una tendenza iniziata sotto Alessandro.

Alessandro incorporò anche molti nobili Persiani nei propri ranghi. Non solo ne mantenne alcuni come governatori provinciali, come già detto, ma invitò i Persiani nella sua corte e nel suo esercito ad alti livelli. Ad esempio, il principe persiano Oxyartes (padre della moglie di Alessandro, Roxana) e persino il fratello di Dario, Oxathres, entrarono a far parte della cerchia ristretta di Alessandro. I nobili persiani e i loro figli servirono come ufficiali, diplomatici e paggi reali. Alessandro ordinò l'addestramento di un corpo di giovani nobili Persiani nello stile militare macedone. Arriano riporta che 30.000 ragazzi Persiani (gli Epigoni, che significa “Successori”) furono istruiti all'uso delle armi e delle tattiche macedoni.

Una “riforma” degna di nota fu l'introduzione da parte di Alessandro di uno standard monetario comune in tutto l'impero. I re Persiani avevano coniato darici d'oro e sigloi d'argento, ma Alessandro li sostituì con monete proprie: stateri d'oro e tetradrammi d'argento battuti secondo lo standard attico (lo standard ponderale usato in Grecia). Enormi quantità di lingotti sequestrati dai tesori persiani furono fusi e riconiati. (Secondo stime moderne, Alessandro catturò fino a 180.000 talenti d'oro e d'argento dalle scorte Persiane, compresi i famosi vasti depositi di Susa e Persepoli). Convertendo questa ricchezza in monete e adottando lo standard attico, ampiamente riconosciuto, Alessandro monetizzò efficacemente l'economia persiana.

Oltre al campo di battaglia, Alessandro incanalò le risorse nell'amministrazione e nell'edilizia. Continuò la pratica Achemenide di investire nelle infrastrutture: riparò le strade, mantenne il sistema di comunicazione della Via Reale e migliorò le città. Ad esempio, dopo aver raggiunto Babilonia, Alessandro ordinò la ricostruzione del tempio di Bel (Marduk) e di altri santuari che erano stati distrutti da Serse decenni prima.

L'INDIA E LA CATTURA DELL'AORNOS DI ERCOLE​


L'assedio della Rocca di Aornos fu una straordinaria impresa di ingegno militare e di pura determinazione da parte di Alessandro Magno e del suo generale Tolomeo. Di fronte alla scoraggiante fortezza posizionata in cima a una montagna ripida e apparentemente inespugnabile chiamata Elum Ghar e di fronte ad un altro picco elevato, Alessandro decise di realizzare ciò che nemmeno il leggendario Eracle era riuscito a fare. Entrambi gli storici dipingono Alessandro come un uomo meticolosamente strategico, che inizialmente si affidava a guide locali per orientarsi sul terreno difficile ed individuare le vulnerabilità tattiche. Secondo Arriano, Alessandro costruì sistematicamente ampie rampe e terrapieni, colmando profondi burroni e spostando costantemente le macchine d'assedio verso l'alto, nonostante l'implacabile resistenza dei difensori.

La sua perseveranza era in piena evidenza, compreso il suo coinvolgimento diretto nell'ispirare le sue truppe esauste. Il re supervisionava gli sforzi di costruzione giorno e notte, esortando continuamente i suoi soldati ad avanzare anche di fronte al terrore dovuto al formidabile paesaggio e alla resistenza trincerata. Arriano rafforza ulteriormente questa storia, notando l'attento coordinamento e la disciplina necessari per mantenere il morale e la logistica in condizioni eccezionalmente difficili. L'esercito di Alessandro ridusse lentamente le opzioni dei difensori, utilizzando anche finte come una fiamma che attirava il nemico a combattere per due giorni, avvicinandosi alle loro posizioni pesantemente fortificate.

Dopo aver completato con successo le opere di sbarramento e le rampe d'assedio, condusse un attacco audace ed aggressivo direttamente contro la fortezza. Di fronte all'imminente sconfitta, i difensori demoralizzati abbandonarono i loro posti e fuggirono, permettendo alle forze di Alessandro di occupare trionfalmente la cima. Plutarco sottolinea questa vittoria come emblematica della sua superlativa ambizione, conquistando una fortezza ritenuta invincibile ed ottenendo così una fama duratura. Aornos dimostrò il genio tattico e l'impareggiabile perseveranza di Alessandro.


MALLI ED IL SUO RITORNO IN PERSIA​


Alessandro rischiò di morire durante le pericolose manovre sul fiume Hydaspes. Fu gravemente ferito durante la sua campagna contro il popolo dei Malli (Mallian), in quella che oggi è la zona di Multan nell'odierno Pakistan. All'epoca, questa regione faceva parte del più ampio subcontinente Indiano. Durante l'assedio di una fortezza malliana nel 326 a.E.V., caratterizzato da un conflitto corpo a corpo estremamente sanguinoso, Alessandro guidò personalmente l'assalto alle mura, fu colpito da una freccia e quasi morì per le ferite riportate prima di essere salvato dal suo uomo, Peucesta.

Peucesta viene spesso citato per il suo coraggio, perché combatté contro molti guerrieri per portare in salvo il re e difese il gravemente ferito Alessandro con lo “scudo sacro” (un trofeo preso dal tempio di Atena a Troia). Anche altri compagni, come Leonnato ed il soldato Abreas, giocarono un ruolo cruciale nel tenere a bada il fuoco nemico e nell'aiutare Alessandro fino a quando il resto delle truppe Macedoni non irruppe per salvarlo.

I suoi soldati, esausti per gli interminabili combattimenti, non potevano più marciare.


LA MORTE DI EFESTIONE​


Dopo aver completato la campagna nel subcontinente Indiano, Alessandro guidò il suo esercito verso ovest, attraversando l'insidioso Deserto di Gedrosia. La traversata fu segnata da condizioni difficili, da un caldo paralizzante e da una grave carenza di cibo e di acqua, con conseguenti perdite sostanziali tra le sue truppe. Nonostante queste difficoltà, l'obiettivo principale di Alessandro rimase la stabilizzazione del suo impero, che aveva espanso in modo drammatico attraverso la conquista. La sua decisione di tornare in Persia derivava in parte dalla necessità di ripristinare il controllo sui satrapi e i governatori che avevano iniziato ad abusare delle loro posizioni durante la sua lunga assenza.

Una volta giunto in Persia, Alessandro compì un notevole sforzo per integrare maggiormente l'aristocrazia ed i costumi Persiani nel suo dominio. La sua famosa cerimonia di matrimonio di massa a Susa illustra questa politica: lui e molti dei suoi ufficiali sposarono nobildonne Persiane in un grande evento destinato a unire simbolicamente le culture Greca e Persiana. Alessandro riteneva che, fondendo le tradizioni di entrambi i popoli, avrebbe potuto gettare basi più solide per un governo duraturo del suo vasto impero. Alcuni dei suoi ufficiali Macedoni rimasero diffidenti nei confronti di questa politica, considerandola un allontanamento indesiderato dai valori della loro patria.

Nel tentativo di promuovere l'unità, Alessandro adottò anche alcuni elementi del protocollo di corte Persiano, tra cui l'indossare abiti persiani e la pratica della proskynesis, l'inchinarsi o prostrarsi davanti al re. Questa mossa causò attriti con molti dei suoi compagni Macedoni, che erano abituati a trattare il loro re come un “primo tra pari” piuttosto che come un monarca distante. Tuttavia, Alessandro persistette, ritenendo che il suo nuovo approccio fosse una risposta pragmatica alla sfida di governare un territorio così vasto e diversificato.

Nel frattempo, Alessandro prese provvedimenti per affrontare la corruzione e l'inefficienza dei suoi amministratori provinciali. I satrapi e gli ufficiali militari di ritorno dovettero affrontare una severa revisione del loro operato. Alcuni furono rimossi dal potere o puniti severamente per cattiva gestione e sfruttamento delle popolazioni locali. Stabilizzando la struttura governativa in Persia, Alessandro sperava di garantire che le risorse ed i tributi continuassero ad affluire al tesoro reale, fondamentali per mantenere il suo enorme esercito permanente e gli ambiziosi progetti edilizi.

Nonostante le notevoli esigenze amministrative, Alessandro non rimase fermo in un luogo. Viaggiò a lungo attraverso le province, dispensando giustizia, ispezionando le guarnigioni e creando nuovi insediamenti quando necessario. Ovunque andasse, rafforzava la sua immagine di sovrano che combinava ideali Greci e Persiani: un formidabile conquistatore, un patrono della fusione culturale e un monarca assoluto impegnato a mantenere l'ordine.

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Alessandro e Roxana, Il Sodoma

L'ambiziosa, bella e spietata Roxana, originaria della Bactria, una danzatrice molto simile a Olimpiade, divenne presto moglie di Alessandro e gli diede presto un erede, anch'egli di nome Alessandro. Tuttavia, Alessandro sposò anche Stateira, la figlia di Dario, oltre a far sposare i suoi Compagni con donne Persiane d'élite nei Matrimoni di Susa.

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Murale di Alessandro (a destra) ed Efestione (a sinistra) a Pella

In questo periodo, Efestione, il più intimo amico di Alessandro, fu promosso chiliarca, una carica che lo poneva al secondo posto nella struttura di comando. Efestione ebbe un ruolo fondamentale nel mantenere la lealtà delle truppe, nel gestire gli affari amministrativi e nel fungere da consigliere fidato nelle questioni di stato. Godette di una notevole influenza nei circoli di corte, simboleggiando ulteriormente l'unità delle vecchie fedeltà Macedoni con l'evoluzione della corte reale di influenza persiana.

Efestione si ammalò gravemente ad Ecbatana nel 324 a.E.V. e morì poco tempo dopo. Si dice che Alessandro fosse inconsolabile per la perdita del suo più caro compagno. Le cronache descrivono come egli girasse su un carro a immagine e somiglianza di Achille, giacesse irrimediabilmente solo e vietasse la musica, decretasse un esteso periodo di lutto in tutto l'impero ed allestisse persino sontuosi riti funebri degni di un eroe, dopo che l'oracolo di Zeus Ammone aveva affermato la sua richiesta di promuovere Efestione a tale livello. La sua morte lasciò un vuoto immenso in Alessandro, prefigurando gli ultimi mesi della vita terrena del re Macedone, che si sarebbe conclusa bruscamente anche a Babilonia l'anno successivo.

LA FINE​


Alessandro iniziò a frequentare sempre di più il sacerdozio Babilonese. Lasciò Ecbatana e si diresse verso Babilonia, la città che intendeva utilizzare come capitale amministrativa. Pur essendo ancora in lutto, continuò ad emanare ordini per rafforzare il governo nelle province più lontane, con l'obiettivo di far comprendere ai satrapi ed ai governanti locali la permanenza del potere Macedone.

Durante questi ultimi mesi, Alessandro rivolse la sua attenzione ai progetti incompiuti ed alla futura espansione del suo dominio. Uno dei suoi piani più concreti era una campagna per sottomettere l'Arabia, che secondo lui avrebbe completato l'accerchiamento del Golfo Persico ed avrebbe esteso l'influenza Macedone lungo le rotte commerciali strategiche. Ordinò la costruzione di una flotta ed il reclutamento di rifornimenti, costruttori navali e navigatori, riflettendo la grande ambizione che ancora lo guidava nonostante le tragedie personali subite.

A Babilonia, Alessandro rinnovò gli sforzi per integrare Elleni e Persiani in un'amministrazione imperiale funzionante. Organizzò la smobilitazione di massa di alcuni veterani per il loro ritorno in patria, in parte come ricompensa per gli anni di servizio e in parte per ridurre l'onere finanziario sull'erario. Tuttavia, egli rimpolpò anche il suo esercito con truppe fresche provenienti dalle satrapie orientali, mantenendo il nucleo di una formidabile forza combattente per le future spedizioni. Alessandro era fermamente intenzionato a consolidare le fondamenta del suo impero.

Mentre Alessandro progettava nuove imprese, una serie di presagi preoccupanti e di presagi inquietanti sembravano gettare un'ombra sui suoi ultimi giorni.

Alessandro intrattenne inviati stranieri provenienti da Cartagine e dall'Italia, rafforzando la sua reputazione di conquistatore del mondo aperto agli scambi diplomatici. Contemporaneamente, convocò consigli con alti ufficiali come Perdicca, Tolomeo e Seleuco per perfezionare i suoi piani sia per il governo immediato sia per l'imminente campagna d'Arabia. La sua capacità di mantenere un programma frenetico e di supervisionare le riforme amministrative sottolineava la sua instancabile energia, una qualità che aveva spinto le sue conquiste dalla Grecia all'India.

Improvvisamente, però, Alessandro si ammalò gravemente dopo un banchetto organizzato dal suo compagno Medius. Per circa due settimane le sue condizioni peggiorarono, con febbre e dolori debilitanti. Le fonti classiche (Arriano, Plutarco, Diodoro ed altri) differiscono sulla causa esatta, offrendo possibilità che vanno dall'eccesso di bevande, a complotti di veleno oppure alla semplice malaria contratta nei dintorni paludosi di Babilonia. Qualunque sia la vera causa, il suo entourage divenne sempre più ansioso, poiché nessun medico sembrava in grado di arginare il declino del re trentaduenne, il cui vigore era sembrato un tempo inesauribile.

Con l'avvicinarsi della morte, Alessandro avrebbe perso la capacità di parlare in modo coerente, ma era ancora abbastanza cosciente da riconoscere i suoi soldati con un cenno del capo o un gesto di saluto quando passavano davanti al suo letto. Gli fu chiesto a chi avrebbe lasciato il suo impero e la tradizione vuole che abbia mormorato una risposta criptica: “al più forte”.

L'11 giugno 323 a.E.V., Alessandro Magno lasciò il mondo a Babilonia. La sua assenza pose fine a uno dei capitoli più straordinari della storia.

BIBLIOGRAFIA

1 Storia di Alessandro, Quinto Curzio

2 Vita di Alessandro, Plutarco

Anabasi di Alessandro, Arriano

Biblioteca Storica, Diodoro

Romanzo di Alessandro

Con Alessandro in India e in Asia centrale, Spostarsi a Oriente e tornare a Occidente, varie, a cura di Claudia Antonetti, Paolo Biagi

CREDITO:
[GT] Karnonnos
 
Una piccola segnalazione, quando si parla di Leonida come precettore di Alessandro si intende Leonida d'Epiro, molti potrebbero confonderlo, vista la fama dei personaggi citati con Leonida I Re di Sparta, il famoso re della battaglia delle termopili, Alessandro è nato circa 150 anni dopo di Leonida re di Sparta.

Mi raccomando di non mettere in questo articolo il link che rimanda a Leonida I Re di Sparta essendo presente anche lui come personalità
 

Al Jilwah: Chapter IV

"It is my desire that all my followers unite in a bond of unity, lest those who are without prevail against them." - Shaitan

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