Aquarius
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SOCRATE
MAESTRO DEL SENTIERO
Il nome di Socrate è sinonimo di Filosofia e ricerca della verità. Insieme a Pitagora, può essere giustamente considerato il padre della Filosofia nel suo insieme. Nonostante ogni intervento del nemico negli ultimi due millenni per cancellare ogni traccia dell’Antichità, forse non esiste figura nella storia che sia stata tanto influente su ogni disciplina e scuola di pensiero, una testimonianza del fulgore del suo carattere e dell’abbondanza della sua mente.MAESTRO DEL SENTIERO
GIOVINEZZA
Nacque ad Atene quando la città stava raggiungendo l’apice della sua potenza come stato ed impero, principale potenza del Mediterraneo. La famiglia di Socrate apparteneva alla classe degli hippeis, aristocratici equestri, e godeva di un notevole peso in città, motivo per cui fu istruito nelle arti (mousike) sin da bambino. La storia tradizionale che deriva da alcune successive fonti e racconta di un'umile padre lavoratore di pietre è un'allegoria.
Durante gli anni della tarda fanciullezza, era noto anche come prodigio in diversi ambiti grazie a questo tipo di formazione creativa, un campo in cui tornò molto più tardi nella vita. In questo periodo, la filosofia di Anassagora divenne per lui una sorta di indagine.
Da giovane, Socrate partecipò agli anni di servizio militare necessari per ottenere la cittadinanza come oplita che servì lo stato ateniese in diverse battaglie. Infatti anche in età avanzata, durante la Guerra del Peloponneso, Socrate era noto per il suo valore come guerriero.
Quando mi fu ordinato di marciare insieme agli altri verso Potidea, Anfipoli e Delio, dove rimasi, come avrebbe fatto qualsiasi altro uomo, alla mia postazione, e rischiai la morte, agii come dovevo e obbedii al comando della città.¹
Anche in questa fase iniziale, i suoi commilitoni notavano il suo coraggio e la sua rettitudine morale, rifiutando ogni forma di corruzione tipica dell’ambiente militare. Se c’è una frase che si può attribuire a Socrate, è “morte prima del disonore”.
IL PIÙ SAGGIO DEGLI UOMINI
Secondo il racconto tradizionale, l’amico di Socrate, Cherefonte, si recò al Tempio di Apollo. L’oracolo insistette che Socrate era l’uomo più saggio della Grecia, ripetendo quanto accaduto con Misone molti anni prima; una cosa che Socrate considerava impossibile poiché riteneva di non sapere abbastanza in molti ambiti della vita, soprattutto nel campo della condotta umana. Da quel momento, Socrate si dedicò alla causa dell’acquisizione della Saggezza in questo ambito, quello degli affari umani.
In modo penetrante e deciso, la sua unica attenzione divenne l’arte di comprendere questa idea nel campo della condotta umana, contrapposta alle deduzioni sull’universo e il cosmo formulate da Anassagora e altri precedenti filosofi, che Socrate trovava carenti; questa ricerca del Sentiero divenne per lui una sorta di progetto di vita — era interessato al perché del comportamento umano e come esso si allineasse al Bene eterno.
Cogliendo la luce essenziale della sua missione, dopo il suo trentesimo anno, Socrate completò i Misteri Eleusini che riguardavano le prove della Grande Dea. Le intuizioni che ottenne sulla natura dell’anima lasciarono su di lui un’impronta profonda. Le sue capacità si intensificarono in modo significativo e, in questo periodo, Socrate ricevette certe intuizioni dagli Dei attraverso ciò che chiamava il suo “segno” o daimonion. I temi di morte e rinascita presenti nel rito lasciarono in lui un segno profondo su come comportarsi nella vita quotidiana. La ricerca di ciò che significasse davvero seguire la vera moderazione, per quanto nebulosa sembrasse, brillava nella sua mente.
Sebbene tradizionalmente Socrate fosse considerato privo di reale potere come filosofo errante, in realtà era una figura di una certa influenza nella politica ateniese. L’ufficio che ricoprì nella Bulè ateniese era equivalente a un rango senatoriale, e quindi tale ruolo conferiva peso alle sue decisioni. Figura molto nota, guadagnò anche molti seguaci tra gli Ateniesi e da varie parti del mondo grazie allo splendore e alla bellezza che il suo nome accompagnava, il tutto nonostante la modestia generale del suo stile di vita e l’assenza di una scuola fisica dove insegnare le sue idee.
Socrate cercava di trasmettere la saggezza fondamentale degli Dei alla società ateniese incoraggiando ciò che sentiva più vicino alla divinità. Ciò di cui si preoccupava era di trovare la via più rapida per essere un’anima virtuosa. Questa vocazione la contrapponeva agli appetiti degli Ateniesi ordinari, ossessionati dallo spirito livellatore della democrazia, dalle superstizioni sugli Dei, dagli eccessi nella vita materiale, dalla crudeltà verso i nemici di Atene e spesso dalla semplice dissolutezza.
In modo rivelatore, era noto per vagare nella Grande Agorà di Atene, avvicinarsi ai potenti che compravano beni di lusso e chiedere: “è davvero ciò di cui hai bisogno?”
Avendo riserve sul carattere della società ateniese così com’era e sulla direzione che stava prendendo, rimaneva indifferente alle trame dei ricchi e dei potenti che lo circondavano nel governo. Quando Socrate iniziò a diventare famoso, Atene stava rafforzando il suo potere e prestigio in ogni ambito grazie alla guida di Pericle, la cosiddetta Età di Pericle. Sebbene stimasse Pericle, Socrate non era mosso dallo spirito dell’epoca. In uno dei suoi dialoghi, il Crizia, esprime dubbi sui metodi con cui politici come Pericle ottenevano il potere, considerando gli oratori e i demagoghi come figure con vocazioni in parte illegittime basete sull'inganno.
Durante questo periodo, al posto di Protagora e Anassagora — che rapidamente divennero figure leggendarie — proliferarono ad Atene i filosofi noti come “sofisti”, alcuni dei quali erano ciarlatani e venivano pagati somme esorbitanti semplicemente per offrire intuizioni basilari. Altri utilizzavano argomenti arricchiti da trucchi retorici per confondere le persone: le loro idee erano spesso fuorvianti. Socrate si oppose ai meno scrupolosi tra questi uomini e sceglieva i suoi allievi in base al suo intuito del loro vero potenziale, indipendentemente dalla loro origine. Fu proprio questa sua incorruttibilità a renderlo caro a molti ateniesi e non solo.
IL METODO SOCRATICO
Il metodo socratico è una forma di dialogo argomentativo cooperativo che utilizza il quesito per stimolare il pensiero critico ed evidenziare le assunzioni implicite. Il metodo prevede che un maestro o interlocutore ponga una serie di domande guidate al suo interlocutore, con l’obiettivo di affinare o smontare le sue convinzioni attraverso un’indagine razionale. Invece di trasmettere conoscenza in modo diretto, Socrate poneva domande penetranti.
Lo scambio è un elemento fondamentale del metodo socratico. Socrate insisteva, in ogni dialogo, sul fatto di intervenire come partecipante per imparare di più. Nel dialogo il Carmide, ad esempio, discute la nozione di sophrosyne, una qualità divina associata al temperamento della mente e delle azioni. In questo dialogo, che tiene con Crizia e un giovane ateniese noto per incarnare tutte le qualità della sophrosyne, Socrate analizza vari scenari e definizioni del termine, prima di giungere a un’impasse e ammettere di non sapere affatto cosa sia realmente la sophrosyne.
In un altro dialogo, lo Ione, Socrate si confronta con un rapsodo (uno degli artistii delle opere poetiche epiche ad Atene) di nome Ione di Efeso, il quale sosteneva di possedere una comprensione profonda degli scritti di Omero, ma non sapeva spiegare razionalmente il perché, dato che non aveva alcuna esperienza dei contenuti dell’Iliade. Attraverso una serie di domande incalzanti, Socrate suggerisce che non vi sia nulla di razionale nel suo dono, e che tale creatività sia il risultato di una connessione con il divino.
Il processo dialettico di questi dialoghi porta spesso all’aporia, uno stato di perplessità o realizzazione della propria ignoranza, che Socrate considerava l’inizio della vera comprensione filosofica.
Socrate ebbe alcune divergenze con i suoi stessi discepoli, come Aristippo, che considerava la padronanza di sé stessi di fronte al lusso come un cammino superiore. Queste differenze filosofiche tra Socrate e coloro che si ispiravano a lui dimostrano l'esistenza di infiniti percorsi nell'approccio al divino, in netto contrasto con i conflitti settari basati su sottigliezze teologiche e scrupoli morali che avrebbero poi caratterizzato l'epoca cristiana con massacri di massa.
Questi dialoghi contengono anche elementi di mistero e affermazioni che possono essere interpetati in modo estremamente profondo e complesso, in relazione ai misteri dell’universo. Alcuni di questi furono contributi consapevoli dello stesso Socrate, mentre altri furono elaborati da Platone parafrasando le parole del suo maestro.
OSTILITÀ
I giorni di gloria di Atene furono effettivamente di breve durata, poiché la guerra del Peloponneso, scatenata da Sparta, diede luogo a un conflitto lungo due decenni che fu disastroso per l’egemonia ateniese e portò a diversi colpi di stato contro la democrazia. Socrate combatté valorosamente nelle battaglie di Potidea, Delio e Anfipoli al servizio dello stato ateniese, ma rifiutò comunque di sostenere l’ideologia del sistema democratico.
Durante la guerra, a causa della relazione tra le sue idee e certi sviluppi del decadente potere di Atene, il filosofo iniziò a raccogliere un pubblico ostile. Alcibiade fu uno dei più celebri allievi di Socrate: si separò dai suoi consigli e divenne una figura centrale nella politica ateniese. Inclinato al lusso e poco leale, divenne poi un traditore al servizio di Sparta, disertò presso i Persiani e infine si insediò in un colpo di stato ad Atene, cercando nuove vittorie militari contro i suoi ex alleati.
Alla battaglia di Nozio, tutto questo crollò, e in un vortice di caos fu restaurata ad Atene la democrazia, che però privò la città dei suoi migliori comandanti militari associati al furbo Alcibiade. A rafforzare le accuse contro Socrate ci fu il fatto che altri due suoi discepoli, Crizia e Caricle, divennero presto famigerati tiranni dopo essersi allontanati dal maestro.
Le accuse continuarono così a perseguitare Socrate. Dopo la vittoriosa battaglia delle Arginuse, in cui diverse triremi affondarono a causa di una tempesta, la leadership ateniese e la folla vollero condannare a morte otto generali per negligenza: Socrate si oppose, dichiarando che si trattava di un atto illegale che avrebbe macchiato di sangue le mani di Atene.
A causa della brillante leadership di Lisandro di Sparta, Atene subì una sconfitta devastante alla battaglia di Egospotami. Gli alleati di Sparta minacciarono persino di radere al suolo la città. Sparta invece fece di Atene uno stato fantoccio e vi instaurò una dittatura nota come i Trenta Tiranni, guidata informalmente da Crizia. Egli divenne uno dei tiranni più famigerati di Atene, e ordinò l’esecuzione brutale di migliaia di persone, azioni che Socrate condannò apertamente. Per la sua opposizione, Crizia arrivò persino a censurarlo con una serie di leggi assurde.
Crizia fu presto deposto in un’altra ondata di violenza. Quando la democrazia ateniese fu restaurata, Socrate continuò a criticare con la stessa virulenza la natura del sistema democratico, così come aveva attaccato i Trenta Tiranni. Di conseguenza, figure potenti come Anito — un uomo che si era fatto da sé e un forte sostenitore della democrazia e dell’uguaglianza — iniziarono a guardare Socrate con sospetto.
Altri ateniesi, scivolati in uno stile di vita secolare e centrato sul potere, si sentivano minacciati dall’insistenza di Socrate sulla comunione con gli Dei: le sue opinioni su cosa fosse veramente divino e il declino evidente di Atene li facevano sentire ansiosi riguardo alle proprie posizioni, ricchezze e patronato. Inoltre, il legame evidente tra le idee socratiche e il tradimento di Alcibiade, così come la tirannia di Crizia, sembrava per alcuni una ragione valida per condannarlo.
Tra molte altre ragioni, ciò portò rapidamente al processo di Socrate, avviato per mezzo di informatori dello stato. Fu accusato di introdurre nuove divinità non autorizzate dalla legge ateniese, corrompere i giovani e sovvertire le istituzioni. Socrate si difese con coraggio, agendo come proprio avvocato. Quando lo accusarono di aver corrotto Crizia e Alcibiade trasformandoli in tiranni, rispose che era stata Atene stessa a corromperli.
Conoscendo persone molto potenti dalla sua parte, avrebbe potuto fuggire in qualsiasi momento, ma scelse di arrendersi al destino per offrire un esempio a tutte le generazioni future. Non c’era più nulla da imparare, da domandare o da dire.
Circondato dai suoi cari discepoli, bevve il calice avvelenato e passò all’eternità.
Dopo il suo martirio, Socrate acquisì un certo seguito nel mondo Ellenistico; tuttavia, il periodo in cui i suoi dialoghi si diffusero maggiormente fu durante le conquiste di Alessandro e tra alcuni influenti romani che avevano adottato particolari riti. È evidente dal modo in cui Alessandro Magno intraprese le sue conquiste che egli aderiva rigidamente alle idee della Repubblica.
SANTIPPE
Santippe fu la moglie di Socrate. Come in tutto ciò in cui si impegnava il grande filosofo, secondo Senofonte Socrate la scelse perché era la donna più difficile, arguta e irascibile di Atene, nota per causare dispute pubbliche e per dare dei fannulloni ai filosofi, tanto che, secondo molti, solo stare con lei era già un’impresa ardua. Era anche fortemente indipendente, con poco interesse nel ricoprire un ruolo tradizionale.
Socrate, tuttavia, era ambizioso, e si discostò dal cammino di molti uomini che scelgono la comodità o il lusso nelle questioni più intime. La filosofia, per lui, si incarnava anche nell’interazione con la propria moglie. Il suo impegno nel comprendere la moralità e il carattere umano si estendeva persino alla sfera più privata, nel matrimonio con Santippe, talvolta con effetti piuttosto comici:
Quando Santippe lo rimproverò e poi gli rovesciò addosso dell’acqua, egli replicò:
"Non avevo forse detto che il tuono di Santippe sarebbe finito in pioggia?" (2)
Un altro racconto, riportato da Ateneo, narra di lei che distrusse una torta inviata da Alcibiade al suo maestro, al che Socrate rispose: "Ecco, ora non ne avrai nemmeno tu."
Per quanto poco compreso dagli altri, egli sapeva cogliere la raffinatezza della mente di Santippe e la brillantezza della sua lealtà eterna, celate dietro un temperamento imprevedibile. A dimostrazione del loro amore e cura reciproci, fu proprio lei a stargli accanto e a piangerlo nei suoi ultimi momenti.
Il suo approccio innovativo verso le donne si riassume nel parallelo con sua moglie:
ἡ δὲ λαμβάνουσα ἅμα τε ὠρχεῖτο καὶ ἀνερρίπτει δονουμένους συντεκμαιρομένη ὅσον ἔδει ῥιπτεῖν ὕψος ὡς ἐν ῥυθμῷ δέχεσθαι αὐτούς.
Καὶ ὁ Σωκράτης εἶπεν· Ἐν πολλοῖς μέν, ὦ ἄνδρες, καὶ ἄλλοις δῆλον καὶ ἐν οἷς δ᾿ ἡ παῖς ποιεῖ ὅτι ἡ γυναικεία φύσις οὐδὲν χείρων τῆς τοῦ ἀνδρὸς οὖσα τυγχάνει, γνώμης δὲ καὶ ἰσχύος δεῖται. ὥστε εἴ τις ὑμῶν γυναῖκα ἔχει, θαρρῶν διδασκέτω ὅ τι βούλοιτ᾿ ἂν αὐτῇ ἐπισταμένῃ χρῆσθαι.
Καὶ ὁ Ἀντισθένης, Πῶς οὖν, ἔφη, ὦ Σώκρατες, οὕτω γιγνώσκων οὐ καὶ σὺ παιδεύεις Ξανθίππην, ἀλλὰ χρῇ γυναικὶ τῶν οὐσῶν, οἶμαι δὲ καὶ τῶν γεγενημένων καὶ τῶν ἐσομένων, χαλεπωτάτῃ;
Ὅτι, ἔφη, ὁρῶ καὶ τοὺς ἱππικοὺς βουλομένους γενέσθαι οὐ τοὺς εὐπειθεστάτους ἀλλὰ τοὺς θυμοειδεῖς ἵππους κτωμένους. νομίζουσι γάρ, ἢν τοὺς τοιούτους δύνωνται κατέχειν, ῥᾳδίως τοῖς γε ἄλλοις ἵπποις χρήσεσθαι. κἀγὼ δὴ βουλόμενος ἀνθρώποις χρῆσθαι καὶ ὁμιλεῖν ταύτην κέκτημαι, εὖ εἰδὼς ὅτι εἰ ταύτην ὑποίσω, ῥᾳδίως τοῖς γε ἄλλοις ἅπασιν ἀνθρώποις συνέσομαι.
Καὶ οὗτος μὲν δὴ ὁ λόγος οὐκ ἀπὸ4 τοῦ σκοποῦ ἔδοξεν εἰρῆσθαι.
Lei [ La ragazza danzatrice ], li prendeva e danzando li lanciava in aria facendoli roteare, calcolando quanto in alto gettarli per poterli riprendere con ritmo regolare.
Allora Socrate disse:
"In molti modi, signori, e in particolare in ciò che fa questa fanciulla, è chiaro che la natura femminile non è affatto inferiore a quella maschile: ciò che le manca è giudizio e forza. Quindi, chiunque di voi abbia una moglie, le insegni con fiducia tutto ciò che desidera ella sappia fare."
Antistene allora disse:
"E allora, Socrate, se la pensi così, perché non educhi Santippe? Invece, vivi con una donna che, credo, è la più difficile tra tutte — del passato, presente e futuro."
E Socrate rispose:
"Perché vedo che coloro che vogliono diventare abili cavalieri non scelgono i cavalli più docili, ma quelli più focosi e testardi. Ritengono che, se riescono a dominare quelli, potranno poi gestire facilmente tutti gli altri. Allo stesso modo, desiderando di avere a che fare con le persone e trattare con esse, ho scelto di vivere con lei, sapendo bene che se riesco a sopportare lei, mi sarà facile interagire con chiunque altro."
E questa risposta fu ritenuta tutt’altro che fuori luogo. (3)
Fu anche madre dei loro tre figli: Lamprocle, Sofronisco e Menesseno. Quando Alcibiade chiese al filosofo perché tollerasse le sue ire, e disse che lui sopportava il chiocciare delle oche solo perché gli davano le uova, Socrate replicò che Santippe era la madre che aveva partorito i suoi figli.
APPROPRIAZIONE INDEBITA
Non dovrebbe sorprendere che la vita di Socrate sia stata ampiamente rubata e riutilizzata per costruire la narrativa fittizia di Gesù Cristo, un fatto che persino alcuni studiosi medievali consideravano una possibilità concreta. Tale appropriazione fu un’arma psicologica deliberata nella fase terminale dell’Impero Romano.
La Chiesa Cattolica ha a lungo strumentalizzato le attitudini socratiche per promuovere il rinnegamento della vita, il risentimento e la privazione assoluta, il modello dell’eremita monastico ideale. Anche se alcuni cristiani, come Tertulliano, ritenevano la filosofia greca del tutto inutile, vari autori videro in Socrate un precursore del cristianesimo e lo lodarono per aver dissacrato le credenze pagane.
Ma chi legge con attenzione i testi nota che Socrate invitava a godere di cibo, bevande, sesso, vita sociale e persino lusso — quando necessario per il corpo — invece di lasciarsi distrarre da essi al punto da allontanarsi dal divino. In quanto soldato modello, descrive nella Repubblica lo scopo della guerra e della violenza come strumenti per coltivare la virtù e mantenere uno Stato coeso.
Socrate non si comportò mai come il Nazareno. Ogni sua allusione era una domanda, non un dogma.
Molte di queste problematiche del mondo moderno sono semplicemente state capovolte. In contrasto all'atteggiamento aggressivo e bellicoso degli Ateniesi, gonfi di potere, gli occidentali hanno intrapreso un percorso di non-conflitto, autoannientamento e culto della debolezza fin dall’avvento del cristianesimo. Critici della società occidentale come Nietzsche, pertanto, rivolsero una certa quantità di veleno verso Socrate sulla base di questa percezione errata di esso come idolo del rinnegamento della vita, specialmente nel contesto vittoriano.
BIBLIOGRAFIA
1 Crito, 52b
2 Lives of the Eminent Philosophers, Diogenes Laertius
3 Xenophon, Symposium
Ion
Charmides (Platonic dialogues)
Memorabilia, Xenophon
CREDITI:
[TG] Karnonnos
Tradotto da https://templeofzeus.org/personalities/socrates