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Islamic Destruction of the East: All Owned and Ruled by Jews
Distruzione islamica dell’Oriente: Tutto posseduto e governato dagli ebrei
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House Of Saud, Donmeh “Young Turks” Crypto-Jews
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Casato dei Saud, “Giovani Turchi” Donmeh cripto ebrei
In questo rapporto investigativo di Wayne Madison, un ex ufficiale dell’intelligence e della marina USA , scopriamo diverse cose principali. Che la Turchia è caduta dall’interno in mano ai cripto ebrei o i “Giovani Turchi”, i Donmeh. Questi ebrei furono responsabili per il Genocidio armeno [un milione e mezzo vennero uccisi] assieme ai genocidi di migliaia di greci.
Scopriamo anche che il Casato dei Saud, la famiglia che governa l’Arabia Saudita, sono una creazione ebraica e di sangue, e quindi anche cripto ebrei. Questa notizia è così pericolosa per l’Arabia Saudita che hanno messo un contratto su un ricercatore, Mohammad Sakher, che l’ha apertamente scritta.
E possiamo vedere come gli ebrei utilizzano il loro strumento dell’islam per dividere e governare i gentili dall’interno. La verità sull’islam:
Gli ebrei ammettono l’ebraicità dell’Islam
[Nota del traduttore: Il link reindirizza al vecchio sito ormai chiuso]
[Nota del traduttore: Questa sezione è firmata dall’infiltrato Mageson]
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I Dönmeh Il segreto più sussurrato del Medio Oriente (Parte I)
[Link: http://www.strategic-culture.org/ne...iddle-easts-most-whispered-secret-part-i.html]
Vi è uno storico “gorilla di ottocento chili” in agguato sullo sfondo di quasi ogni serio incidente diplomatico e militare che riguarda Israele, la Turchia, l’Iran, l’Arabia Saudita, l’Iraq, la Grecia, l’Armenia, i curdi, gli assiri, e qualche altro giocatore in Medio Oriente e nell’Europa Sudest. È un fattore che viene generalmente solo sussurrato a riguardo ai ricevimenti diplomatici, le conferenze di notizie, e nelle sessioni dei gruppi di esperti per via dell’esplosività e della natura controversa del soggetto. Ed è la segretezza attaccata al soggetto ad essere stata la ragione per così tanta incomprensione riguardo la ripartizione corrente nei rapporti tra Israele e Turchia, un crescente riscaldamento delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita, ed una inimicizia in aumento tra l’Arabia Saudita e l’Iran…
Per quanto noto agli storici ed agli esperti religiosi, l’influenza secolare politica ed economica di un gruppo noto in turco come i “Dönmeh” sta solo cominciando a passare attraverso le labbra di turchi, arabi, e israeliani che sono stati reclutanti nel discutere la presenza in Turchia e altrove di una setta di turchi discendente da un gruppo di ebrei sefarditi che furono espulsi dalla Spagna durante l’Inquisizione spagnola nel 16° e 17° secolo. Questi rifugiati ebrei dalla Spagna vennero accolti per stabilirsi nell’Impero Ottomano e nel corso degli anni si convertirono ad una setta mistica dell’Islam che eventualmente mescolò la Cabala ebraica e le credenze semi-mistiche del Sufismo islamico in una setta che eventualmente campionò il laicismo nella Turchia post-Impero Ottomano. È Interessante che “Dönmeh” non solo si riferisce ai “convertiti inaffidabili” ebrei all’Islam in Turchia ma è anche una parola denigratoria che indica un travestito, o qualcuno che afferma di essere qualcuno che non è.
La setta Donmeh dell’Ebraismo venne fondata nel 17° secolo da Rabbi Sabbatai Zevi, un cabalista che credeva di essere il Messia ma venne costretto a convertirsi all’Islam dal Sultano Mehmet IV, il sovrano ottomano. Molti dei seguaci del rabbino, noti come sabbatei, ma anche “cripto ebrei”, proclamarono pubblicamente la loro fede islamica ma praticarono segretamente la loro forma ibrida dell’Ebraismo, che non era riconosciuta dalle autorità rabbiniche principali. Perché era contro il loro credo sposare persone al di fuori della loro setta, i Dönmeh crearono un clan sub-sociale molto riservato.
I Dönmeh salgono al potere in Turchia
Molti Dönmeh, assieme agli ebrei tradizionali, divennero politici potenti e capi d’affari a Salonicco. Fu questo gruppo centrale dei Dönmeh che organizzò i segreti Giovani Turchi, noti anche come il Comitato dell’unione e del progresso, i laicisti che deposero il sultano ottomano Abdulhamid II nella rivoluzione del 1908, proclamato la post-ottomana Repubblica di Turchia dopo la Prima Guerra Mondiale, e che istituirono una campagna che privò la Turchia di gran parte dell’identità islamica dopo la caduta degli ottomani. Abdulhamid II venne vilificato dai Giovani Turchi come un tiranno, ma il suo unico crimine sembra essere stato rifiutare di incontrare il leader sionista Theodore Herzl durante una visita a Costantinopoli nel 1901 e rifiutare le offerte in denaro dei sionisti e dei Dönmeh per garantire ai sionisti il controllo di Gerusalemme.
Come altri leader che hanno incrociato i sionisti, il Sultano Adulhamid II sembra aver siglato il suo destino con questa affermazione alla sua corte ottomana: “Consigliate al Dr. Herzl di non fare ulteriori passi nel suo progetto. Non posso cedere una manciata di suolo di questa terra poiché non è mio, appartiene all’intera nazione islamica. La nazione islamica ha combattuto la jihad per il bene di questa terra e l’ha annaffiata col suo stesso sangue. Gli ebrei possono tenersi il loro denaro ed i milioni. Se lo stato del califfato islamico un giorno venisse distrutto allora sarebbero in grado di prendersi la Palestina senza un prezzo! Ma finché sono in vita, preferirei spingere una spada dentro il mio corpo piuttosto che vedere la Palestina divisa e portata via dallo Stato Islamico.” Dopo la sua estromissione dai Giovani Turchi Dönmeh di Ataturk nel 1908, Abdulhamid II venne incarcerato nella cittadella dei Donmeh di Salonicco. Morì a Costantinopoli nel 1918, tre anni dopo che Ibn Saud ebbe accordato ad una patria ebraica in Palestina e un anno dopo Lord Balfour cedette la Palestina in proprietà ai sionisti nella sua lettera al Barone Rothschild.
Uno dei leader dei Giovani Turchi a Salonicco era Mustafa Kemal Ataturk, il fondatore della Repubblica di Turchia. Quando la Grecia ottenne la sovranità su Salonicco nel 1913, molti Dönmeh, avendo fallito nell’essere ebrei riclassificati, si trasferirono a Costantinopoli, rinominata poi in Istanbul. Altri si spostarono a Izmir, Bursa, e l’appena proclamata capitale di Ataturk e futura sede del potere Ergenekon, Ankara.
Alcuni testi suggeriscono che i Dönmeh contavano non più di 150,000 e si trovavano principalmente nell’esercito, nel governo, e negli affari. Tuttavia, altri esperti suggeriscono che i Dönmeh potrebbero aver rappresentato 1.5 milioni di turchi ed erano più potenti di quanto molti credevano ed estesi ad ogni sfaccettatura della vita turca. Un Donmeh influente, Tevfik Rustu Arak, fu un amico vicino nonché consigliere di Ataturk e servì come ministro degli esteri della Turchia dal 1925 al 1938.
Ataturk, che secondo quanto riportato era egli stesso un Dönmeh, ordinò che i turchi abbandonassero i loro nomi musulmani-arabi. Il nome del primo imperatore cristiano di Roma, Costantino, venne cancellato dalla più grande città turca, Costantinopoli. La città divenne Istanbul, dopo che il governo di Ataturk nel 1923 obiettò al nome tradizionale. Vi sono state molte domande sul nome proprio di Ataturk, poiché “Mustapha Kemal Ataturk” era uno pseudonimo. Alcuni storici hanno suggerito che Ataturk adottò il suo nome perché era discendente di nient'altro che Rabbi Zevi, l’autoproclamato Messia dei Dönmeh! Ataturk abolì anche l’uso turco della scrittura in arabo e costrinse la nazione ad adottare l’alfabeto occidentale.
La Turchia moderna: uno stato segretamente sionista controllato dai Dönmeh
Le sospette radici ebraiche di Ataturk, informazione che venne soppressa per secoli da un governo turco che proibì qualunque cosa critica del fondatore della Turchia moderna, iniziarono a risalire in superficie, innanzitutto, principalmente fuori dalla Turchia ed in pubblicazioni scritte da autori ebrei. Il libro del 1973, Gli ebrei segreti, di Rabbi Joachim Prinz, mantiene che Ataturk ed il suo ministro della finanza, Djavid Bey, erano entrambi Dönmeh dedicati e che erano in buona compagnia perché “troppi dei Giovani Turchi nel nuovo gabinetto rivoluzionario formato pregavano Allah, ma avevano il loro vero profeta [Sabbatai Zevi, il Messia di Smirna].” Nel The Forward del 28 Gennaio 1994, Hillel Halkin scrisse nel The New York Sun che Ataturk ricevette la Shema Yisrael (“Ascolta O Israele”) dicendo che era “anche la mia preghiera.” L’informazione è raccontata da un’autobiografia dal giornalista Itamar Ben-Avi, che afferma che Ataturk, allora un giovane capitano turco dell’esercito, rivelò di essere ebreo nel bar di un hotel di Gerusalemme una notte piovosa durante l’inverno del 1911. In aggiunta, Ataturk frequentò la scuola Semsi Effendi a Salonicco, gestita da un Dönmeh chiamato Simon Zevi. Halkin scrisse nell’articolo del New York Sun riguardo a una lettera che ricevette da un collega turco: “Io ora so – so (e non ho l’ombra di dubbio) – che la famiglia del padre di Ataturk era certamente di origine ebraica.”
Fu il supporto di Ataturk e dei Giovani Turchi per il Sionismo, la creazione di una patria ebraica in Palestina, dopo la Prima Guerra Mondiale e durante il governo Nazista in Europa che avvicinò la Turchia ad Israele e viceversa. Un articolo nel The Forward del 8 Maggio 2007, rivelò che la direzione turca dominata dai Dönmeh “dal presidente in poi, così come i diplomatici chiave . . . e una grande parte dell’elite militare, culturale, accademica, economica, e professionale della Turchia” tennero la Turchia fuori da un’alleanza con la Germania nella Seconda Guerra Mondiale, e privarono Hitler di una rotta turca ai campi petroliferi di Baku. Nel suo libro, I Donme: Convertiti ebrei, rivoluzionari musulmani e turchi laici, il Professor Marc David Baer scrisse che molti avanzarono in posizioni esaltate negli ordini religiosi sufi.
Israele è sempre stato reclutante nel descrivere il Massacro turco degli armeni da parte dei turchi nel 1915 come “genocidio.” Si è sempre creduto che la ragione della reticenza di Israele non era per non turbare i vicini legami militari e diplomatici con la Turchia. Tuttavia, maggiore evidenza sta venendo svelata che il Genocidio degli armeni era maggiormente opera della dirigenza Dönmeh dei Giovani Turchi. Storici come Ahmed Refik, che servirono come ufficiali dell’intelligence nell’esercito ottomano, hanno avvertito che era obiettivo dei Giovani Turchi distruggere gli armeni, che erano principalmente cristiani. I Giovani Turchi, sotto la direzione di Ataturk, espulsero anche i cristiani greci dalle città turche e cercarono anche un genocidio su scala ridotta degli assiri, che erano anche loro principalmente cristiani.
Un Giovane Turco da Salonicco, Mehmet Talat, era l’ufficiale che portò avanti il genocidio degli armeni e degli assiri. Un mercenario venezuelano che servì nell’esercito ottomano, Rafael de Nogales Mendez, notò nei suoi annali del Genocidio armeno che Talat era noto come “l’ebreo rinnegato di Salonicco.” Talat venne assassinato in Germania nel 1921 da un armeno la cui intera famiglia andò perduta nel genocidio ordinato “dall’ebreo rinnegato.” È credenza di alcuni storici del Genocidio armeno che gli armeni, noti come buoni imprenditori, vennero presi di mira dai Dönmeh attenti agli affari perché erano considerati competitori commerciali.
Non è, pertanto, il desiderio di proteggere l’alleanza israeliano-turca che ha causato ad Israele di rifuggire da qualsiasi interesse nel perseguire le ragioni dietro il Genocidio armeno, ma la consapevolezza di Israele e dei Dönmeh che fu la leadership Dönmeh dei Giovani Turchi che non solo uccise centinaia di migliaia di armeni e assiri ma che ha cancellato anche le usanze e i modi tradizionali della Turchia. La consapevolezza che furono i Dönmeh, in un’alleanza naturale coi sionisti d’Europa, che furono responsabili per la morte dei cristiani armeni e assiri, l’espulsione dalla Turchia dei greci cristiani ortodossi, e l’eradicazione culturale e religiosa delle tradizioni islamiche turche, avrebbero emesso nella regione una nuova realtà. Piuttosto che i ciprioti greci e turchi che vivono in un’isola divisa, gli armeni che tramano una vendetta contro i turchi, e greci e turchi che lottano per il territorio, tutte le persone attaccate dai Dönmeh avrebbero compreso che hanno un nemico in comune che è stato il loro persecutore.
[Nota del traduttore: Ho tradotto “stamped out” come “cancellato”.]
Sfida al dominio dei Dönmeh: La battaglia della Turchia contro Ergenekon
È la rimozione degli aderenti kemalisti di Ataturk e del suo regime Dönmeh laico che si trova dietro l’indagine del complotto Ergenekon in Turchia. La descrizione del Ergenekon corrisponde perfettamente alla presenza Dönmeh nella gerarchia diplomatica, militare, giuridica, religiosa, politica, accademica, imprenditrice, e giornalistica della Turchia. Ergenekon ha tentato di fermare le riforme istituite dai leader turchi non Dönmeh succedenti, inclusa la reintroduzione delle usanze e rituali turchi tradizionali, pianificando una serie di golpe, alcuni di successo come quello che depose il governo (del benessere) islamista del Primo Ministro Necmettin Erbakan’s Refah nel 1996 ed alcuni senza successo, come L’OPERAZIONE SLEDGEHAMMER, che era mirata a deporre il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan nel 2003. Alcuni islamisti riformisti, tra cui il Presidente turco Turgut Ozal ed il Primo ministro Bulent Ecevit, morirono sotto circostanze sospette. Deposto il Primo ministro Adnan Menderes eletto democraticamente, venne impiccato nel 1961 in seguito di un golpe militare.
I politici ed i giornalisti americani, la cui conoscenza della storia di paesi come la Turchia ed il precedente Impero Ottomano, è spesso gravemente carente, hanno dipinto l’attrito tra il governo israeliano ed il governo turco del Primo ministro Erdogan come se basato sulla deriva all’Islamismo e al Mondo arabo della Turchia. Ben lontano da ciò, Erdogan ed il suo Partito di giustizia e sviluppo (AKP) sembrano finalmente aver trovato un modo per liberarsi dal dominio e dalla crudeltà dei Dönmeh, siano essi nella forma dei seguaci kemalisti di Ataturk o nei cospiratori nazionalisti nel Ergenekon. Ma con la “Giornata dell’Indipendenza” della Turchia è arrivato il vetriolo per i Dönmeh ed i loro alleati naturali in Israele e la Lobby israeliana negli Stati Uniti ed in Europa. La Turchia come membro dell’Unione Europea andava bene per l’Europa affinché i Dönmeh rimanessero in carica e permettessero che la ricchezza della Turchia venisse saccheggiata dai banchieri centrali come è successo in Grecia.
Quando Israele lanciò il suo attacco sulla nave d’aiuto turca per Gaza, la Mavi Marmara, il 31 Maggio 2010, la ragione non era tanto che la nave corresse nel blocco israeliano per Gaza. La brutalità degli israeliani nello sparare a turchi ed un turco americano disarmati, alcuni ad una distanza a bruciapelo, secondo un rapporto dell’ONU, indicava che Israele era motivato da qualcos’altro: vendetta e ritorsione per il giro di vite del governo turco sul Ergenekon, la rimozione dei Dönmeh dai ranghi alti dell’esercito e dell’intelligence turca, e l’inversione delle politiche antimusulmane religiose e culturali stabilite dal figlio preferito dei Dönmeh, Ataturk, circa novant’anni prima. In effetti, l’attacco di Israele alla Mavi Marmara fu in ritorsione per l’arresto da parte della Turchia di diversi alti ufficiali militari, giornalisti, e accademici turchi, accusati tutti di essere parte del complotto Ergenekon per rovesciare il governo AKP nel 2003. Nascosto nel complotto del golpe Ergenekon è il fatto che i Dönmeh e Ergenekon sono connessi attraverso la loro storia dell’essere kemalisti, ferventi laici, pro-Israele, e pro-sionisti.
Con gli animi che adesso si scaldano tra l’Iran da un lato ed Israele, l’Arabia Saudita, e gli Stati Uniti dall’altro, come risultato di una dubbia affermazione dal rinforzo della legge USA che l’Iran stava pianificando di portare avanti l’assassinio dell’ambasciatore saudita degli Stati Uniti sul suolo americano, la da lungo tempo vicina, ma segreta relazione tra Israele e l’Arabia Saudita sta arrivando in prima linea. La connessione Israele-Sauditi è fiorita durante L’OPERAZIONE DESERT STORM, quando entrambi i paesi si trovavano sul fronte della ricezione dei missili Scud di Saddam Hussein.
I Dönmeh Il segreto più sussurrato del Medio Oriente (Parte II)
[Link: http://www.strategic-culture.org/ne...ddle-easts-most-whispered-secret-part-ii.html]
Ciò che sorprenderà coloro che potrebbero essere già sorpresi riguardo la connessione Dönmeh alla Turchia, è la connessione Dönmeh al Casato dei Saud in Arabia Saudita.
Un rapporto top secret di un Mukhabarat (Direttorato Generale Militare dell’Intelligence) iracheno, “L’emergenza del Wahhabismo e le sue radici storiche,” datato il Settembre 2002 e rilasciato il 13 Marzo 2008 dalla Defense Intelligence Agency USA in forma tradotta Inglese, indica le radici Dönmeh del fondatore della setta Wahhabi dell’Islam, Muhammad ibn Abdul Wahhab. Molto di questa informazione è stato raccolto dai ricordi di un “Signor Humfer,” (come pronunciato nel rapporto della DIA, “Mr. Hempher” come pronunciato nel registro storico) una spia inglese che utilizzò il nome “Mohammad,” affermò di essere un Azeri che parlava turco, persiano, e arabo e che ebbe contatti con Wahhab a metà del 18° secolo con la visione del creare una setta dell’Islam che avrebbe eventualmente portato ad una rivolta araba contro gli ottomani e spianare la strada all’introduzione di uno stato ebraico in Palestina. I ricordi di Humfer sono riportati dallo scrittore ottomano nonché ammiraglio Ayyub Sabri Pasha nella sua opera del 1888, “L’inizio e la diffusione del Wahhabismo.”
Nel suo libro, Gli ebrei Dönmeh, D. Mustafa Turan scrive che il nonno di Wahhab, Tjen Sulayman, era in realtà Tjen Shulman, un membro della comunità ebraica di Basra, in Iraq. Il rapporto dell’intelligence irachena afferma anche che nel suo libro, Gli ebrei Dönmeh e l’origine dei Wahhabi Sauditi, Rifat Salim Kabar rivela che Shulman è stato bandito da Damasco, da Il Cairo, e dalla Mecca per la sua “ciarlataneria.” Nel villaggio, Shulman assimilò Abdul Wahhab. Il figlio di Abdul Wahhab, Muhammad, fondò il Wahhabismo moderno.
Il rapporto iracheno fa anche alcuni sorprendenti affermazioni sulla famiglia saudita. Cita il libro di Ibrahim al-Shammari su Abdul Wahhab, Il movimento wahhabita: La verità e le radici, che afferma che Re Abdul Aziz Ibn Saud, il primo monarca del Regno dell’Arabia Saudita, discendeva da Mordechai bin Ibrahim bin Moishe, un mercante ebreo anch’egli da Basra. Al Nejd, Moishe si è unito alla tribù Aniza ed ha cambiato il suo nome in Markhan bin Ibrahim bin Musa. Eventualmente, Mordechai ha fatto sposare suo figlio, Jack Dan, che divenne Al-Qarn, ad una donna della tribù Anzah nel Nejd. Da questa unione, nacque la futura Famiglia Saud.
Il documento dell’intelligence irachena rivela che il ricercatore Mohammad Sakher fu il soggetto di un omicidio su commissione saudita per la il suo esaminare le radici ebraiche dei Saud. In La storia della Famiglia Saud, viene mantenuto che nel 1943 l’ambasciatore saudita dell’Egitto, Abdullah bin Ibrahim al Muffadal, pagò Muhammad al Tamami per fabbricare un albero genealogico che mostrasse che i Saud ed i Wahhab fossero una famiglia che discendeva direttamente dal Profeta Mohammed.
All’inizio della Prima guerra mondiale, un ufficiale ebreo inglese dell’India, David Shakespeare, incontrò Ibn Saud a Riyadh e poi guidò un esercito saudita che sconfisse una tribù che si opponeva ad Ibn Saud. Nel 1915, Ibn Saud s’incontrò con l’emissario inglese della regione del Golfo, Bracey Cocas. Cocas fece la seguente offerta ad Ibn Saud: “Pensò che questa sia una garanzia per la vostra resistenza poiché è nell’interesse dell’Inghilterra che che gli ebrei abbiano una patria ed un’esistenza, e gli interessi dell’Inghilterra sono, in ogni caso, nel vostro interesse.” Ibn Saud, il discendente dei Dönmeh da Basra, rispose: “Si, se il mio riconoscimento significa così tanto per voi, Io riconosco migliaia di volte il garantire una patria agli ebrei in Palestina o oltre che la Palestina.” Due anni dopo, il Segretario degli esteri inglese Lord Balfour, in una lettera al Barone Walter Rothschild, un leader dei sionisti inglesi, affermò: “Il governo di Sua Maestà vede con favore lo stabilimento in Palestina di una casa nazionale per il popolo ebraico . . .” L’accordo ebbe l’appoggio tacito di due dei maggiori giocatori nella regione, entrambi discendenti dagli ebrei Dönmeh che supportarono la causa sionista, Kemal Ataturk e Ibn Saud. La situazione presente in Medio Oriente dovrebbe essere vista in questa luce ma la storia della regione è stata cancellata da certi interessi religiosi e politici per ovvie ragioni.
Dopo la Prima guerra mondiale, gli inglesi facilitarono la salita al potere del regime dei Saud nelle ex province Hejaz e Nejd dell’Impero Ottomano. I Saud stabilirono il Wahhabismo come religione di stato del nuovo Regno dell’Arabia Saudita e, come i Dönmeh kemalisti in Turchia, iniziarono a muoversi contro le altre credenze e sette islamiche, inclusi i sunniti e gli sciiti. I Saud wahhabiti realizzarono quello che i Dönmeh kemalisti realizzarono in Turchia, un Medio Oriente spaccato che maturò per i disegni imperialistici dell’Occidente e pose le basi per la creazione dello Stato Sionista di Israele.
I deep state e i Dönmeh
Durante due visite in Turchia nel 2010, ho avuto l’opportunità di discutere il “deep state” Ergenekon con gli ufficiali guida turchi. Era più che evidente che le discussioni sulla rete Ergenekon e le sue connessioni “straniere” sono un argomento molto sensibile. Tuttavia, è stato anche sussurrato un ufficiale turco di alto rango della politica estera che vi erano altri “deep state” nelle nazioni vicine e l’Egitto, l’Arabia Saudita, la Giordania, e la Siria vennero menzionate per nome. Considerando i collegamenti tra Ergenekon e i Dönmeh in Turchia ed i vicini collegamenti dell’intelligence e militari tra i Saud discendenti dei Dönmeh e i wahhabiti in Arabia, i rapporti di collegamenti vicini tra lo spodestato Presidente egiziano Hosni Mubarak ed il suo capo dell’intelligence Omar Suleiman ed il governo di Binyamin Netanyahu in Israele potrebbero essere visti sotto una nuova luce… E spiegherebbe il supporto di Erdogan per la rivoluzione in Egitto: in Turchia, fu la rivoluzione democratica a contrastare l’influenza dei Dönmeh. L’influenza dei wahhabiti salafisti nel nuovo governo della Libia spiega anche perché Erdogan era entusiasta di stabilire rapporti con i ribelli del Benghazi per aiutare a soppiantare l’influenza dei wahhabiti, gli alleati naturali dei suoi nemici, i Dönmeh (Ergenekon) della Turchia.
Il desiderio di Erdogan di fare chiarezza sulla storia ripristinando la storia cancellata dai kemalisti e dai Dönmeh gli ha guadagnato dichiarazioni d’odio dal governo israeliano secondo cui lui è un neo-ottomano che ha intenzione di formare un’alleanza coi Fratelli Musulmani nei paesi arabi. Chiaramente, i Dönmeh ed i loro fratelli sionisti in Israele e altrove sono preoccupati del revisionismo storico Dönmeh e sionista, incluso il loro ruolo nel Genocidio armeno e assiro, e che il loro negazionismo del genocidio venga esposto.
[Nota del traduttore: “Vitriolic” si può tradurre come “odio” o “ira”]
In Egitto, che un tempo fu un regno ottomano, fu una rivoluzione popolare che rovesciò quel che poteva ammontare ai Dönmeh per quanto riguarda il regime di Mubarak. La “Primavera Araba” egiziana spiega anche perché gli israeliani non persero tempo ad uccidere sei ufficiali della polizia di confine egiziana subito dopo che nove turchi vennero uccisi a bordo della Mavi Marmara, alcuni in uno stile di esecuzione, dalle truppe israeliane. La dottrina dei Dönmeh è piena di riferimenti agli amalekiti del Vecchio Testamento, una tribù nomade che agli ebrei dall’Egitto è stato ordinato di attaccare dal Dio ebraico per fare posto ai seguaci di Mosè nella regione sud della Palestina. Nel Libro dei Giudici, Dio senza successo comanda Saul: “Adesso va e colpisci Amalek e dedicati alla distruzione di tutto ciò che ha. Non risparmiarli, ma uccidi sia uomo che donna, e infante, bue, e pecora, cammello e asino.” I Dönmeh, la cui dottrina è presente anche nella Hasidica ed in altre sette ortodosse dell’Ebraismo, sembrano non aver alcun problema nel sostituire gli armeni, gli assiri, i turchi, i curdi, gli egiziani, gli iracheni, i libanesi, gli iraniani, ed i palestinesi con gli amalekiti nel portare avanti i loro assalti militari e i loro pogrom.
Coi governi riformisti in Turchia e in Egitto molto più volenterosi di guardare nel passato di coloro che hanno diviso il mondo islamico, Ataturk in Turchia e Mubarak in Egitto, i Saud sono probabilmente molto consapevoli che è solo una questione di tempo prima che i loro collegamenti, sia moderni che storici, vengano totalmente esposti. Ha senso che i Saud hanno avuto successo del progettare una trama incerta coinvolgendo gli agenti di governo iraniani che avrebbero cercato di assassinare l’ambasciatore saudita a Washington in un ristorante senza nome a Washington, DC. Il rapporto dell’intelligence irachena potrebbe essersi riferita ai sionisti e ai Dönmeh quando ha affermato, “si impegna per . . . l’uccisione dei musulmani, la distruzione, e la promozione dello scompiglio.” Infatti, il rapporto dell’intelligence irachena si riferiva ai wahhabiti.
Con una nuova libertà in Turchia e in Egitto di esaminare il loro passato, vi è più di una ragione per Israele e i suoi sostenitori, così come i Saud, di sopprimere le vere storie dell’Impero Ottomano, della Turchia laica, della origini di Israele, e del Casato dei Saud. Con vari giocatori che fanno pesca con l’amo per la guerra con l’Iran, la vera storia dei Dönmeh e la loro influenza sugli eventi passati ed attuali in Medio Oriente diventa importante.
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Casato dei Saud, “Giovani Turchi” Donmeh cripto ebrei
In questo rapporto investigativo di Wayne Madison, un ex ufficiale dell’intelligence e della marina USA , scopriamo diverse cose principali. Che la Turchia è caduta dall’interno in mano ai cripto ebrei o i “Giovani Turchi”, i Donmeh. Questi ebrei furono responsabili per il Genocidio armeno [un milione e mezzo vennero uccisi] assieme ai genocidi di migliaia di greci.
Scopriamo anche che il Casato dei Saud, la famiglia che governa l’Arabia Saudita, sono una creazione ebraica e di sangue, e quindi anche cripto ebrei. Questa notizia è così pericolosa per l’Arabia Saudita che hanno messo un contratto su un ricercatore, Mohammad Sakher, che l’ha apertamente scritta.
E possiamo vedere come gli ebrei utilizzano il loro strumento dell’islam per dividere e governare i gentili dall’interno. La verità sull’islam:

Gli ebrei ammettono l’ebraicità dell’Islam
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I Dönmeh Il segreto più sussurrato del Medio Oriente (Parte I)
[Link: http://www.strategic-culture.org/ne...iddle-easts-most-whispered-secret-part-i.html]
Vi è uno storico “gorilla di ottocento chili” in agguato sullo sfondo di quasi ogni serio incidente diplomatico e militare che riguarda Israele, la Turchia, l’Iran, l’Arabia Saudita, l’Iraq, la Grecia, l’Armenia, i curdi, gli assiri, e qualche altro giocatore in Medio Oriente e nell’Europa Sudest. È un fattore che viene generalmente solo sussurrato a riguardo ai ricevimenti diplomatici, le conferenze di notizie, e nelle sessioni dei gruppi di esperti per via dell’esplosività e della natura controversa del soggetto. Ed è la segretezza attaccata al soggetto ad essere stata la ragione per così tanta incomprensione riguardo la ripartizione corrente nei rapporti tra Israele e Turchia, un crescente riscaldamento delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita, ed una inimicizia in aumento tra l’Arabia Saudita e l’Iran…
Per quanto noto agli storici ed agli esperti religiosi, l’influenza secolare politica ed economica di un gruppo noto in turco come i “Dönmeh” sta solo cominciando a passare attraverso le labbra di turchi, arabi, e israeliani che sono stati reclutanti nel discutere la presenza in Turchia e altrove di una setta di turchi discendente da un gruppo di ebrei sefarditi che furono espulsi dalla Spagna durante l’Inquisizione spagnola nel 16° e 17° secolo. Questi rifugiati ebrei dalla Spagna vennero accolti per stabilirsi nell’Impero Ottomano e nel corso degli anni si convertirono ad una setta mistica dell’Islam che eventualmente mescolò la Cabala ebraica e le credenze semi-mistiche del Sufismo islamico in una setta che eventualmente campionò il laicismo nella Turchia post-Impero Ottomano. È Interessante che “Dönmeh” non solo si riferisce ai “convertiti inaffidabili” ebrei all’Islam in Turchia ma è anche una parola denigratoria che indica un travestito, o qualcuno che afferma di essere qualcuno che non è.
La setta Donmeh dell’Ebraismo venne fondata nel 17° secolo da Rabbi Sabbatai Zevi, un cabalista che credeva di essere il Messia ma venne costretto a convertirsi all’Islam dal Sultano Mehmet IV, il sovrano ottomano. Molti dei seguaci del rabbino, noti come sabbatei, ma anche “cripto ebrei”, proclamarono pubblicamente la loro fede islamica ma praticarono segretamente la loro forma ibrida dell’Ebraismo, che non era riconosciuta dalle autorità rabbiniche principali. Perché era contro il loro credo sposare persone al di fuori della loro setta, i Dönmeh crearono un clan sub-sociale molto riservato.
I Dönmeh salgono al potere in Turchia
Molti Dönmeh, assieme agli ebrei tradizionali, divennero politici potenti e capi d’affari a Salonicco. Fu questo gruppo centrale dei Dönmeh che organizzò i segreti Giovani Turchi, noti anche come il Comitato dell’unione e del progresso, i laicisti che deposero il sultano ottomano Abdulhamid II nella rivoluzione del 1908, proclamato la post-ottomana Repubblica di Turchia dopo la Prima Guerra Mondiale, e che istituirono una campagna che privò la Turchia di gran parte dell’identità islamica dopo la caduta degli ottomani. Abdulhamid II venne vilificato dai Giovani Turchi come un tiranno, ma il suo unico crimine sembra essere stato rifiutare di incontrare il leader sionista Theodore Herzl durante una visita a Costantinopoli nel 1901 e rifiutare le offerte in denaro dei sionisti e dei Dönmeh per garantire ai sionisti il controllo di Gerusalemme.
Come altri leader che hanno incrociato i sionisti, il Sultano Adulhamid II sembra aver siglato il suo destino con questa affermazione alla sua corte ottomana: “Consigliate al Dr. Herzl di non fare ulteriori passi nel suo progetto. Non posso cedere una manciata di suolo di questa terra poiché non è mio, appartiene all’intera nazione islamica. La nazione islamica ha combattuto la jihad per il bene di questa terra e l’ha annaffiata col suo stesso sangue. Gli ebrei possono tenersi il loro denaro ed i milioni. Se lo stato del califfato islamico un giorno venisse distrutto allora sarebbero in grado di prendersi la Palestina senza un prezzo! Ma finché sono in vita, preferirei spingere una spada dentro il mio corpo piuttosto che vedere la Palestina divisa e portata via dallo Stato Islamico.” Dopo la sua estromissione dai Giovani Turchi Dönmeh di Ataturk nel 1908, Abdulhamid II venne incarcerato nella cittadella dei Donmeh di Salonicco. Morì a Costantinopoli nel 1918, tre anni dopo che Ibn Saud ebbe accordato ad una patria ebraica in Palestina e un anno dopo Lord Balfour cedette la Palestina in proprietà ai sionisti nella sua lettera al Barone Rothschild.
Uno dei leader dei Giovani Turchi a Salonicco era Mustafa Kemal Ataturk, il fondatore della Repubblica di Turchia. Quando la Grecia ottenne la sovranità su Salonicco nel 1913, molti Dönmeh, avendo fallito nell’essere ebrei riclassificati, si trasferirono a Costantinopoli, rinominata poi in Istanbul. Altri si spostarono a Izmir, Bursa, e l’appena proclamata capitale di Ataturk e futura sede del potere Ergenekon, Ankara.
Alcuni testi suggeriscono che i Dönmeh contavano non più di 150,000 e si trovavano principalmente nell’esercito, nel governo, e negli affari. Tuttavia, altri esperti suggeriscono che i Dönmeh potrebbero aver rappresentato 1.5 milioni di turchi ed erano più potenti di quanto molti credevano ed estesi ad ogni sfaccettatura della vita turca. Un Donmeh influente, Tevfik Rustu Arak, fu un amico vicino nonché consigliere di Ataturk e servì come ministro degli esteri della Turchia dal 1925 al 1938.
Ataturk, che secondo quanto riportato era egli stesso un Dönmeh, ordinò che i turchi abbandonassero i loro nomi musulmani-arabi. Il nome del primo imperatore cristiano di Roma, Costantino, venne cancellato dalla più grande città turca, Costantinopoli. La città divenne Istanbul, dopo che il governo di Ataturk nel 1923 obiettò al nome tradizionale. Vi sono state molte domande sul nome proprio di Ataturk, poiché “Mustapha Kemal Ataturk” era uno pseudonimo. Alcuni storici hanno suggerito che Ataturk adottò il suo nome perché era discendente di nient'altro che Rabbi Zevi, l’autoproclamato Messia dei Dönmeh! Ataturk abolì anche l’uso turco della scrittura in arabo e costrinse la nazione ad adottare l’alfabeto occidentale.
La Turchia moderna: uno stato segretamente sionista controllato dai Dönmeh
Le sospette radici ebraiche di Ataturk, informazione che venne soppressa per secoli da un governo turco che proibì qualunque cosa critica del fondatore della Turchia moderna, iniziarono a risalire in superficie, innanzitutto, principalmente fuori dalla Turchia ed in pubblicazioni scritte da autori ebrei. Il libro del 1973, Gli ebrei segreti, di Rabbi Joachim Prinz, mantiene che Ataturk ed il suo ministro della finanza, Djavid Bey, erano entrambi Dönmeh dedicati e che erano in buona compagnia perché “troppi dei Giovani Turchi nel nuovo gabinetto rivoluzionario formato pregavano Allah, ma avevano il loro vero profeta [Sabbatai Zevi, il Messia di Smirna].” Nel The Forward del 28 Gennaio 1994, Hillel Halkin scrisse nel The New York Sun che Ataturk ricevette la Shema Yisrael (“Ascolta O Israele”) dicendo che era “anche la mia preghiera.” L’informazione è raccontata da un’autobiografia dal giornalista Itamar Ben-Avi, che afferma che Ataturk, allora un giovane capitano turco dell’esercito, rivelò di essere ebreo nel bar di un hotel di Gerusalemme una notte piovosa durante l’inverno del 1911. In aggiunta, Ataturk frequentò la scuola Semsi Effendi a Salonicco, gestita da un Dönmeh chiamato Simon Zevi. Halkin scrisse nell’articolo del New York Sun riguardo a una lettera che ricevette da un collega turco: “Io ora so – so (e non ho l’ombra di dubbio) – che la famiglia del padre di Ataturk era certamente di origine ebraica.”
Fu il supporto di Ataturk e dei Giovani Turchi per il Sionismo, la creazione di una patria ebraica in Palestina, dopo la Prima Guerra Mondiale e durante il governo Nazista in Europa che avvicinò la Turchia ad Israele e viceversa. Un articolo nel The Forward del 8 Maggio 2007, rivelò che la direzione turca dominata dai Dönmeh “dal presidente in poi, così come i diplomatici chiave . . . e una grande parte dell’elite militare, culturale, accademica, economica, e professionale della Turchia” tennero la Turchia fuori da un’alleanza con la Germania nella Seconda Guerra Mondiale, e privarono Hitler di una rotta turca ai campi petroliferi di Baku. Nel suo libro, I Donme: Convertiti ebrei, rivoluzionari musulmani e turchi laici, il Professor Marc David Baer scrisse che molti avanzarono in posizioni esaltate negli ordini religiosi sufi.
Israele è sempre stato reclutante nel descrivere il Massacro turco degli armeni da parte dei turchi nel 1915 come “genocidio.” Si è sempre creduto che la ragione della reticenza di Israele non era per non turbare i vicini legami militari e diplomatici con la Turchia. Tuttavia, maggiore evidenza sta venendo svelata che il Genocidio degli armeni era maggiormente opera della dirigenza Dönmeh dei Giovani Turchi. Storici come Ahmed Refik, che servirono come ufficiali dell’intelligence nell’esercito ottomano, hanno avvertito che era obiettivo dei Giovani Turchi distruggere gli armeni, che erano principalmente cristiani. I Giovani Turchi, sotto la direzione di Ataturk, espulsero anche i cristiani greci dalle città turche e cercarono anche un genocidio su scala ridotta degli assiri, che erano anche loro principalmente cristiani.
Un Giovane Turco da Salonicco, Mehmet Talat, era l’ufficiale che portò avanti il genocidio degli armeni e degli assiri. Un mercenario venezuelano che servì nell’esercito ottomano, Rafael de Nogales Mendez, notò nei suoi annali del Genocidio armeno che Talat era noto come “l’ebreo rinnegato di Salonicco.” Talat venne assassinato in Germania nel 1921 da un armeno la cui intera famiglia andò perduta nel genocidio ordinato “dall’ebreo rinnegato.” È credenza di alcuni storici del Genocidio armeno che gli armeni, noti come buoni imprenditori, vennero presi di mira dai Dönmeh attenti agli affari perché erano considerati competitori commerciali.
Non è, pertanto, il desiderio di proteggere l’alleanza israeliano-turca che ha causato ad Israele di rifuggire da qualsiasi interesse nel perseguire le ragioni dietro il Genocidio armeno, ma la consapevolezza di Israele e dei Dönmeh che fu la leadership Dönmeh dei Giovani Turchi che non solo uccise centinaia di migliaia di armeni e assiri ma che ha cancellato anche le usanze e i modi tradizionali della Turchia. La consapevolezza che furono i Dönmeh, in un’alleanza naturale coi sionisti d’Europa, che furono responsabili per la morte dei cristiani armeni e assiri, l’espulsione dalla Turchia dei greci cristiani ortodossi, e l’eradicazione culturale e religiosa delle tradizioni islamiche turche, avrebbero emesso nella regione una nuova realtà. Piuttosto che i ciprioti greci e turchi che vivono in un’isola divisa, gli armeni che tramano una vendetta contro i turchi, e greci e turchi che lottano per il territorio, tutte le persone attaccate dai Dönmeh avrebbero compreso che hanno un nemico in comune che è stato il loro persecutore.
[Nota del traduttore: Ho tradotto “stamped out” come “cancellato”.]
Sfida al dominio dei Dönmeh: La battaglia della Turchia contro Ergenekon
È la rimozione degli aderenti kemalisti di Ataturk e del suo regime Dönmeh laico che si trova dietro l’indagine del complotto Ergenekon in Turchia. La descrizione del Ergenekon corrisponde perfettamente alla presenza Dönmeh nella gerarchia diplomatica, militare, giuridica, religiosa, politica, accademica, imprenditrice, e giornalistica della Turchia. Ergenekon ha tentato di fermare le riforme istituite dai leader turchi non Dönmeh succedenti, inclusa la reintroduzione delle usanze e rituali turchi tradizionali, pianificando una serie di golpe, alcuni di successo come quello che depose il governo (del benessere) islamista del Primo Ministro Necmettin Erbakan’s Refah nel 1996 ed alcuni senza successo, come L’OPERAZIONE SLEDGEHAMMER, che era mirata a deporre il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan nel 2003. Alcuni islamisti riformisti, tra cui il Presidente turco Turgut Ozal ed il Primo ministro Bulent Ecevit, morirono sotto circostanze sospette. Deposto il Primo ministro Adnan Menderes eletto democraticamente, venne impiccato nel 1961 in seguito di un golpe militare.
I politici ed i giornalisti americani, la cui conoscenza della storia di paesi come la Turchia ed il precedente Impero Ottomano, è spesso gravemente carente, hanno dipinto l’attrito tra il governo israeliano ed il governo turco del Primo ministro Erdogan come se basato sulla deriva all’Islamismo e al Mondo arabo della Turchia. Ben lontano da ciò, Erdogan ed il suo Partito di giustizia e sviluppo (AKP) sembrano finalmente aver trovato un modo per liberarsi dal dominio e dalla crudeltà dei Dönmeh, siano essi nella forma dei seguaci kemalisti di Ataturk o nei cospiratori nazionalisti nel Ergenekon. Ma con la “Giornata dell’Indipendenza” della Turchia è arrivato il vetriolo per i Dönmeh ed i loro alleati naturali in Israele e la Lobby israeliana negli Stati Uniti ed in Europa. La Turchia come membro dell’Unione Europea andava bene per l’Europa affinché i Dönmeh rimanessero in carica e permettessero che la ricchezza della Turchia venisse saccheggiata dai banchieri centrali come è successo in Grecia.
Quando Israele lanciò il suo attacco sulla nave d’aiuto turca per Gaza, la Mavi Marmara, il 31 Maggio 2010, la ragione non era tanto che la nave corresse nel blocco israeliano per Gaza. La brutalità degli israeliani nello sparare a turchi ed un turco americano disarmati, alcuni ad una distanza a bruciapelo, secondo un rapporto dell’ONU, indicava che Israele era motivato da qualcos’altro: vendetta e ritorsione per il giro di vite del governo turco sul Ergenekon, la rimozione dei Dönmeh dai ranghi alti dell’esercito e dell’intelligence turca, e l’inversione delle politiche antimusulmane religiose e culturali stabilite dal figlio preferito dei Dönmeh, Ataturk, circa novant’anni prima. In effetti, l’attacco di Israele alla Mavi Marmara fu in ritorsione per l’arresto da parte della Turchia di diversi alti ufficiali militari, giornalisti, e accademici turchi, accusati tutti di essere parte del complotto Ergenekon per rovesciare il governo AKP nel 2003. Nascosto nel complotto del golpe Ergenekon è il fatto che i Dönmeh e Ergenekon sono connessi attraverso la loro storia dell’essere kemalisti, ferventi laici, pro-Israele, e pro-sionisti.
Con gli animi che adesso si scaldano tra l’Iran da un lato ed Israele, l’Arabia Saudita, e gli Stati Uniti dall’altro, come risultato di una dubbia affermazione dal rinforzo della legge USA che l’Iran stava pianificando di portare avanti l’assassinio dell’ambasciatore saudita degli Stati Uniti sul suolo americano, la da lungo tempo vicina, ma segreta relazione tra Israele e l’Arabia Saudita sta arrivando in prima linea. La connessione Israele-Sauditi è fiorita durante L’OPERAZIONE DESERT STORM, quando entrambi i paesi si trovavano sul fronte della ricezione dei missili Scud di Saddam Hussein.
I Dönmeh Il segreto più sussurrato del Medio Oriente (Parte II)
[Link: http://www.strategic-culture.org/ne...ddle-easts-most-whispered-secret-part-ii.html]
Ciò che sorprenderà coloro che potrebbero essere già sorpresi riguardo la connessione Dönmeh alla Turchia, è la connessione Dönmeh al Casato dei Saud in Arabia Saudita.
Un rapporto top secret di un Mukhabarat (Direttorato Generale Militare dell’Intelligence) iracheno, “L’emergenza del Wahhabismo e le sue radici storiche,” datato il Settembre 2002 e rilasciato il 13 Marzo 2008 dalla Defense Intelligence Agency USA in forma tradotta Inglese, indica le radici Dönmeh del fondatore della setta Wahhabi dell’Islam, Muhammad ibn Abdul Wahhab. Molto di questa informazione è stato raccolto dai ricordi di un “Signor Humfer,” (come pronunciato nel rapporto della DIA, “Mr. Hempher” come pronunciato nel registro storico) una spia inglese che utilizzò il nome “Mohammad,” affermò di essere un Azeri che parlava turco, persiano, e arabo e che ebbe contatti con Wahhab a metà del 18° secolo con la visione del creare una setta dell’Islam che avrebbe eventualmente portato ad una rivolta araba contro gli ottomani e spianare la strada all’introduzione di uno stato ebraico in Palestina. I ricordi di Humfer sono riportati dallo scrittore ottomano nonché ammiraglio Ayyub Sabri Pasha nella sua opera del 1888, “L’inizio e la diffusione del Wahhabismo.”
Nel suo libro, Gli ebrei Dönmeh, D. Mustafa Turan scrive che il nonno di Wahhab, Tjen Sulayman, era in realtà Tjen Shulman, un membro della comunità ebraica di Basra, in Iraq. Il rapporto dell’intelligence irachena afferma anche che nel suo libro, Gli ebrei Dönmeh e l’origine dei Wahhabi Sauditi, Rifat Salim Kabar rivela che Shulman è stato bandito da Damasco, da Il Cairo, e dalla Mecca per la sua “ciarlataneria.” Nel villaggio, Shulman assimilò Abdul Wahhab. Il figlio di Abdul Wahhab, Muhammad, fondò il Wahhabismo moderno.
Il rapporto iracheno fa anche alcuni sorprendenti affermazioni sulla famiglia saudita. Cita il libro di Ibrahim al-Shammari su Abdul Wahhab, Il movimento wahhabita: La verità e le radici, che afferma che Re Abdul Aziz Ibn Saud, il primo monarca del Regno dell’Arabia Saudita, discendeva da Mordechai bin Ibrahim bin Moishe, un mercante ebreo anch’egli da Basra. Al Nejd, Moishe si è unito alla tribù Aniza ed ha cambiato il suo nome in Markhan bin Ibrahim bin Musa. Eventualmente, Mordechai ha fatto sposare suo figlio, Jack Dan, che divenne Al-Qarn, ad una donna della tribù Anzah nel Nejd. Da questa unione, nacque la futura Famiglia Saud.
Il documento dell’intelligence irachena rivela che il ricercatore Mohammad Sakher fu il soggetto di un omicidio su commissione saudita per la il suo esaminare le radici ebraiche dei Saud. In La storia della Famiglia Saud, viene mantenuto che nel 1943 l’ambasciatore saudita dell’Egitto, Abdullah bin Ibrahim al Muffadal, pagò Muhammad al Tamami per fabbricare un albero genealogico che mostrasse che i Saud ed i Wahhab fossero una famiglia che discendeva direttamente dal Profeta Mohammed.
All’inizio della Prima guerra mondiale, un ufficiale ebreo inglese dell’India, David Shakespeare, incontrò Ibn Saud a Riyadh e poi guidò un esercito saudita che sconfisse una tribù che si opponeva ad Ibn Saud. Nel 1915, Ibn Saud s’incontrò con l’emissario inglese della regione del Golfo, Bracey Cocas. Cocas fece la seguente offerta ad Ibn Saud: “Pensò che questa sia una garanzia per la vostra resistenza poiché è nell’interesse dell’Inghilterra che che gli ebrei abbiano una patria ed un’esistenza, e gli interessi dell’Inghilterra sono, in ogni caso, nel vostro interesse.” Ibn Saud, il discendente dei Dönmeh da Basra, rispose: “Si, se il mio riconoscimento significa così tanto per voi, Io riconosco migliaia di volte il garantire una patria agli ebrei in Palestina o oltre che la Palestina.” Due anni dopo, il Segretario degli esteri inglese Lord Balfour, in una lettera al Barone Walter Rothschild, un leader dei sionisti inglesi, affermò: “Il governo di Sua Maestà vede con favore lo stabilimento in Palestina di una casa nazionale per il popolo ebraico . . .” L’accordo ebbe l’appoggio tacito di due dei maggiori giocatori nella regione, entrambi discendenti dagli ebrei Dönmeh che supportarono la causa sionista, Kemal Ataturk e Ibn Saud. La situazione presente in Medio Oriente dovrebbe essere vista in questa luce ma la storia della regione è stata cancellata da certi interessi religiosi e politici per ovvie ragioni.
Dopo la Prima guerra mondiale, gli inglesi facilitarono la salita al potere del regime dei Saud nelle ex province Hejaz e Nejd dell’Impero Ottomano. I Saud stabilirono il Wahhabismo come religione di stato del nuovo Regno dell’Arabia Saudita e, come i Dönmeh kemalisti in Turchia, iniziarono a muoversi contro le altre credenze e sette islamiche, inclusi i sunniti e gli sciiti. I Saud wahhabiti realizzarono quello che i Dönmeh kemalisti realizzarono in Turchia, un Medio Oriente spaccato che maturò per i disegni imperialistici dell’Occidente e pose le basi per la creazione dello Stato Sionista di Israele.
I deep state e i Dönmeh
Durante due visite in Turchia nel 2010, ho avuto l’opportunità di discutere il “deep state” Ergenekon con gli ufficiali guida turchi. Era più che evidente che le discussioni sulla rete Ergenekon e le sue connessioni “straniere” sono un argomento molto sensibile. Tuttavia, è stato anche sussurrato un ufficiale turco di alto rango della politica estera che vi erano altri “deep state” nelle nazioni vicine e l’Egitto, l’Arabia Saudita, la Giordania, e la Siria vennero menzionate per nome. Considerando i collegamenti tra Ergenekon e i Dönmeh in Turchia ed i vicini collegamenti dell’intelligence e militari tra i Saud discendenti dei Dönmeh e i wahhabiti in Arabia, i rapporti di collegamenti vicini tra lo spodestato Presidente egiziano Hosni Mubarak ed il suo capo dell’intelligence Omar Suleiman ed il governo di Binyamin Netanyahu in Israele potrebbero essere visti sotto una nuova luce… E spiegherebbe il supporto di Erdogan per la rivoluzione in Egitto: in Turchia, fu la rivoluzione democratica a contrastare l’influenza dei Dönmeh. L’influenza dei wahhabiti salafisti nel nuovo governo della Libia spiega anche perché Erdogan era entusiasta di stabilire rapporti con i ribelli del Benghazi per aiutare a soppiantare l’influenza dei wahhabiti, gli alleati naturali dei suoi nemici, i Dönmeh (Ergenekon) della Turchia.
Il desiderio di Erdogan di fare chiarezza sulla storia ripristinando la storia cancellata dai kemalisti e dai Dönmeh gli ha guadagnato dichiarazioni d’odio dal governo israeliano secondo cui lui è un neo-ottomano che ha intenzione di formare un’alleanza coi Fratelli Musulmani nei paesi arabi. Chiaramente, i Dönmeh ed i loro fratelli sionisti in Israele e altrove sono preoccupati del revisionismo storico Dönmeh e sionista, incluso il loro ruolo nel Genocidio armeno e assiro, e che il loro negazionismo del genocidio venga esposto.
[Nota del traduttore: “Vitriolic” si può tradurre come “odio” o “ira”]
In Egitto, che un tempo fu un regno ottomano, fu una rivoluzione popolare che rovesciò quel che poteva ammontare ai Dönmeh per quanto riguarda il regime di Mubarak. La “Primavera Araba” egiziana spiega anche perché gli israeliani non persero tempo ad uccidere sei ufficiali della polizia di confine egiziana subito dopo che nove turchi vennero uccisi a bordo della Mavi Marmara, alcuni in uno stile di esecuzione, dalle truppe israeliane. La dottrina dei Dönmeh è piena di riferimenti agli amalekiti del Vecchio Testamento, una tribù nomade che agli ebrei dall’Egitto è stato ordinato di attaccare dal Dio ebraico per fare posto ai seguaci di Mosè nella regione sud della Palestina. Nel Libro dei Giudici, Dio senza successo comanda Saul: “Adesso va e colpisci Amalek e dedicati alla distruzione di tutto ciò che ha. Non risparmiarli, ma uccidi sia uomo che donna, e infante, bue, e pecora, cammello e asino.” I Dönmeh, la cui dottrina è presente anche nella Hasidica ed in altre sette ortodosse dell’Ebraismo, sembrano non aver alcun problema nel sostituire gli armeni, gli assiri, i turchi, i curdi, gli egiziani, gli iracheni, i libanesi, gli iraniani, ed i palestinesi con gli amalekiti nel portare avanti i loro assalti militari e i loro pogrom.
Coi governi riformisti in Turchia e in Egitto molto più volenterosi di guardare nel passato di coloro che hanno diviso il mondo islamico, Ataturk in Turchia e Mubarak in Egitto, i Saud sono probabilmente molto consapevoli che è solo una questione di tempo prima che i loro collegamenti, sia moderni che storici, vengano totalmente esposti. Ha senso che i Saud hanno avuto successo del progettare una trama incerta coinvolgendo gli agenti di governo iraniani che avrebbero cercato di assassinare l’ambasciatore saudita a Washington in un ristorante senza nome a Washington, DC. Il rapporto dell’intelligence irachena potrebbe essersi riferita ai sionisti e ai Dönmeh quando ha affermato, “si impegna per . . . l’uccisione dei musulmani, la distruzione, e la promozione dello scompiglio.” Infatti, il rapporto dell’intelligence irachena si riferiva ai wahhabiti.
Con una nuova libertà in Turchia e in Egitto di esaminare il loro passato, vi è più di una ragione per Israele e i suoi sostenitori, così come i Saud, di sopprimere le vere storie dell’Impero Ottomano, della Turchia laica, della origini di Israele, e del Casato dei Saud. Con vari giocatori che fanno pesca con l’amo per la guerra con l’Iran, la vera storia dei Dönmeh e la loro influenza sugli eventi passati ed attuali in Medio Oriente diventa importante.