Welcome to our New Forums!

Our forums have been upgraded and expanded!

[Trad] Epaminonda

SaqqaraNox

Active member
Joined
Oct 9, 2021
Messages
862

Epaminonda
Grande sovrano di Tebe

epaminondas.png


Epaminonda fu descritto da Cicerone come “il primo uomo della Grecia”. Fu il più grande conquistatore degli stati greci prima dell’epoca ellenistica — una forza guidata dagli Dèi, che si scagliò contro la tirannide e l’ingiustizia in tutta la regione, portando la sua nativa Tebe allo zenit del potere contro le forze congiunte e temibili di Sparta, Atene e di altri stati greci.

Le sue politiche di unione culturale e di liberazione dei popoli oppressi in Grecia prefigurarono l’unificazione del mondo ellenico sotto Filippo e Alessandro. Pari a Pericle per Atene e al re Leonida per Sparta, il nome di Epaminonda è consegnato alla storia come il più leggendario dei condottieri di Tebe.


PRIMA GIOVINEZZA

Non proveniva da un ceto aristocratico particolarmente privilegiato, ma la sua era una famiglia di grande fama, poiché rivendicava la discendenza da Cadmo, il leggendario antenato del popolo tebano. Fin da bambino, Epaminonda studiò intensamente sotto la guida di Lisi, un importante filosofo pitagorico originario della città coloniale di Taranto, che avrebbe influenzato profondamente la sua visione dell’arte di governare. Il pitagorico, in fuga dalle persecuzioni, aveva trovato rifugio nella casa del padre di Epaminonda.

Epaminonda divenne rapidamente un prodigio nella musica e in altri campi. Dimostrò una devozione estrema a Lisi e sostenne il suo mentore per tutta la vita. In generale, il tebano creò un circolo ristretto di uomini colti che continuarono ad assisterlo nella sua missione di una vita volta ad unire la Grecia.

Fin da giovane, era noto per le sue abitudini misurate e virtuose, che ispiravano devozione negli altri. Mantenne uno stile di vita particolarmente frugale e praticò molte forme di altruismo verso gli altri, inclusi i meno abbienti. Considerava la corruzione inaccettabile ed era generoso con i suoi amici — soprattutto con i dotti — il cui consiglio stimava profondamente e riteneva dovesse essere ricompensato.

Alla sua forza fisica si aggiungevano doti mentali ancora maggiori: era temperato, prudente, serio e abile nel cogliere le opportunità. Era addestrato all’arte della guerra, coraggioso e pieno di ardore — tanto amante della verità da non mentire mai, neppure per scherzo. Inoltre, possedeva un perfetto autocontrollo, era gentile e tollerante in misura sorprendente, e sopportava i torti non solo da parte del popolo ma anche dei suoi stessi amici. Era scrupoloso nel custodire i segreti — una qualità a volte preziosa quanto l’eloquenza — ed era un buon ascoltatore, convinto che ascoltare fosse la via più sicura per acquisire conoscenza. Ogni volta che partecipava a un incontro in cui si discutevano questioni di stato o argomenti filosofici, non se ne andava mai prima che la conversazione fosse terminata.

Trovava facile sopportare le difficoltà, e dal suo servizio pubblico non trasse altro che gloria, rifiutandosi persino di usare la ricchezza degli amici per le proprie necessità. Nel soccorrere gli altri, però, faceva un uso così generoso della fiducia dei suoi amici che si sarebbe potuto pensare che lui e loro avessero ogni cosa in comune. ¹

Più volte i persiani tentarono di corromperlo con ingenti somme di denaro, su iniziativa personale di Artaserse, il Re dei Re. Ogni volta, Epaminonda rifiutò.

Il suo migliore amico fin dalla giovinezza fu Pelopida, un uomo che eseguiva fedelmente ogni desiderio di Epaminonda e che finì per diventare il secondo capo di Tebe. Il loro legame fu suggellato quando Epaminonda salvò la vita a Pelopida. Molti biografi successivi rilevarono forti parallelismi tra la sua vita e quella di Alessandro, una generazione più tardi. È noto che Alessandro considerava sia Ciro di Persia sia Epaminonda come modelli da imitare, in egual misura.

epaminondas_at_mantinea.png

Epaminonda difende Pelopida durante l’assedio di Mantinea (385 a.E.V.), William Rainey

Desideroso di entrare nelle forze armate tebane fin da giovane, Epaminonda dimostrò un valore incrollabile in diverse battaglie, ascendendo rapidamente al grado di comandante grazie al suo eccezionale talento. Entrò infine a far parte del Battaglione sacro, un gruppo di cavalieri d’élite considerati il nucleo d’acciaio dell’esercito tebano. Questa abilità militare si accordava con alcuni tratti più aspetti, ma necessari, della sua personalità.

Tebe, tuttavia, era da tempo sotto il giogo di Sparta. Febida, un comandante spartano, sfruttò una manovra militare per occupare la Cadmea, la formidabile fortezza della città. Gli spartani ne approfittarono per espellere i loro nemici e mantenere un rigido controllo sulla popolazione. Questa occupazione durò quindici anni.

Il giovane soldato vedeva ciò come un sintomo di decadenza. Ai suoi occhi, molti aspetti della vita tebana richiedevano con urgenza una riforma etica, culturale e politica. Era inoltre profondamente preoccupato per la rinascente potenza persiana, che cercava di riaffermare il proprio controllo sulla Grecia proprio mentre Sparta attuava una politica di estrema aggressività, indebolendo gli altri stati greci. Per Epaminonda e Pelopida, era giunto il momento di colpire.


PRESA DI TEBE

Insieme a Gorgida, comandante del Battaglione sacro, i due uomini seminarono con attenzione il dissenso all'interno dei ranghi militari tebani e complottarono per rovesciare la guarnigione spartana nella Cadmea. Chiesero l’aiuto di alcuni opliti ateniesi e tennero discorsi davanti all’assemblea. Attaccare la forza più valorosa della Grecia fu una mossa pericolosa e quasi suicida. Sparta fu sopraffatta solo dopo tre giorni incessanti di combattimenti corpo a corpo e tattiche d’agguato rischiose. Eppure, contro ogni aspettativa, le forze tebane costrinsero gli spartani ad abbandonare la città.

Epaminonda si mise subito all’opera per instaurare un nuovo ordine a Tebe, in parte basato su principi pitagorici già sperimentati a Crotone e in altre città. Le sue riforme della popolazione e il rafforzamento dell’esercito resero presto Tebe la potenza dominante in Grecia.

Sparta continuava a distruggere, saccheggiare e devastare le regioni rurali della Beozia, il territorio che circondava Tebe. Tuttavia, queste azioni non fecero altro che accrescere la popolarità di Epaminonda come nuovo sovrano di gran parte della Grecia.

Egli ristabilì l’alleanza e la confederazione delle città della Beozia che un tempo erano state sotto il controllo di Tebe. Consapevole del risentimento verso l’aristocrazia, di cui i suoi amici ieratici lo avevano messo in guardia, Epaminonda istituì una forma di governo in parte democratica — sebbene più limitata rispetto a quella di Atene. Il beotarca della provincia, ovvero il governatore, veniva eletto annualmente.


BATTAGLIA DI LEUTTRA

Un accordo di pace con elementi persiani ebbe luogo poco dopo. Da parte spartana, con l’appoggio della Persia, venne avanzata la richiesta che si tornasse all’ordine precedente. Il mancato rispetto di tale condizione avrebbe significato la distruzione di Tebe.

Di conseguenza, Tebe si preparò alla guerra. In seguito al fallimento dell’accordo di pace, il re spartano Cleombroto marciò nel territorio tebano dalla Focide, un’altra regione della Grecia.

Epaminonda mostrò il suo genio militare in questa battaglia. Tradizionalmente, in Grecia, le parti più forti di ogni esercito combattevano sull’ala destra. Invece di concentrare lì la forza, egli si spostò sulla sinistra, schierando la sua cavalleria più importante e la fanteria compatta in una formazione serrata. In questo modo, diresse i suoi guerrieri più abili e temibili ad attaccare frontalmente l’elemento più forte dell’esercito spartano — un’idea rivoluzionaria.

Egli scelse il tempismo e la tecnica al posto della tradizione. Il colpo rapido e decisivo contro Cleombroto colse completamente di sorpresa gli spartani, soprattutto perché si trovavano nel mezzo di una manovra. Epaminonda dimostrò una padronanza nell’impiegare i soldati in formazioni ordinate con movimenti complessi — qualcosa che la Grecia non aveva mai visto prima. Perfino Senofonte, ostile a Tebe, lodò Epaminonda per la sua abilità nell’addestrare le truppe.

Questi metodi di sorpresa e precisione in battaglia sarebbero stati in seguito adottati da Filippo II, Alessandro e da altri grandi conquistatori della storia.

Il Congresso della Pace tenuto dopo la battaglia non fu meno brutale. Epaminonda attaccò Sparta con un discorso tanto viscerale che molti degli alleati spartani disertarono sul momento. Egli rivendicò il diritto di Tebe a controllare la Beozia e affermò che qualsiasi obiezione in merito fosse pura ipocrisia.

In seguito, le città arcadiche a nord di Sparta, come Argo, decisero di formare un’alleanza per proteggere i propri interessi. Sparta, indignata da tale sfida, devastò nuovamente la regione. A quel punto, Epaminonda guidò i suoi eserciti nel Peloponneso per sostenere l’alleanza arcadica, infrangendo ulteriormente l’egemonia spartana.


L'EGEMONIA TEBANA

Al suo ritorno a Tebe, fu processato per aver costretto capi e magistrati a combattere per la patria oltre i limiti del loro mandato. Come sempre, Epaminonda si mostrò indomito. Respinse le accuse sottolineando l’assurdità di imprigionare proprio colui che aveva liberato Tebe stessa — un ossimoro che portò alla sua trionfale assoluzione.

coin-boeotian-league.png

Statere della Lega beotica
coniate ca. 364–362 a.E.V. da Epaminonda, il cui nome EΠ-AMI è inciso sul rovescio

Sebbene Epaminonda avesse assicurato la supremazia tebana sul resto della Grecia, gli altri stati cominciarono a mal sopportare la rinascita della città. Fece diversi tentativi di negoziare la pace, coinvolgendo perfino Artaserse affinché promettesse la non-interferenza, ma con scarsi risultati.

Nonostante queste tensioni, Epaminonda si concentrò sul consolidamento dell’egemonia tebana attraverso la diplomazia e manovre militari mirate. Organizzò nuove coalizioni tra i piccoli stati del Peloponneso desiderosi di resistere al dominio spartano o ateniese, e continuò a sostenere la causa dell’autonomia regionale per alleati come gli arcadi e i messeni. Tuttavia, mantenere tali alleanze si rivelò difficile: le complesse rivalità e lealtà mutevoli in tutta la Grecia richiedevano vigilanza costante e le risorse tebane si assottigliavano con ogni nuova campagna.


BATTAGLIA DI MANTINEA

Le crescenti ostilità culminarono nella battaglia di Mantinea, dove Epaminonda guidò l’esercito tebano in quello che sperava sarebbe stato uno scontro decisivo contro Sparta per consolidare l'autorità tebana.

death-of-epaminondas.png

Morte di Epaminonda, David D’Angers

Sebbene i tebani fossero usciti vittoriosi dal punto di vista tattico sul campo di battaglia, Epaminonda fu gravemente ferito a morte. La sua morte privò Tebe del suo comandante più visionario. La perdita del beotarca scosse la Grecia. Da un lato, il potere di Sparta giaceva in rovina per sempre. Tuttavia, senza la sua guida, la coalizione tebana cominciò a frammentarsi. Tebe tornò alle sue vecchie abitudini di divisioni interne, alimentate dal risentimento verso il suo comando. Questo segnò la fine della supremazia tebana e diede inizio a una rinnovata competizione tra le principali potenze greche, con una che si elevava sopra tutte le altre: la Macedonia, a nord.


CONSEGUENZE E RICORDO

L’imperatore Adriano fece costruire in seguito una statua interamente nuova di Epaminonda accanto a quella originariamente eretta nell’antica Tebe — una delle poche cose rimaste in piedi dopo la distruzione della città da parte di Alessandro, vicino alla casa di Pindaro. Questo era un tributo alla sua grandezza nei tempi antichi. Fu ammirato non solo come genio militare, ma anche come riformatore che mirava ad allineare la morale dello Stato alla volontà degli Dèi. In quanto modello di filosofo-re, Epaminonda fu una grande fonte d’ispirazione per Alessandro, il quale cercò di evitare le stesse lotte interne che avevano afflitto Tebe, spingendolo a trascendere i limiti ristretti della Macedonia.

Iscrizione sulla statua di Epaminonda:

Con i miei consigli Sparta fu spogliata della sua gloria, e la sacra Messene finalmente riprende i suoi figli: con le armi tebane Megale Polis è stata incoronata, e tutta la Grecia governa sé stessa nella libertà.


BIBLIOGRAFIA:

¹ De Viris Illustribus, Cornelio Nepote
Elleniche, Senofonte


CREDITO:

Karnonnos [TG]
 

Al Jilwah: Chapter IV

"It is my desire that all my followers unite in a bond of unity, lest those who are without prevail against them." - Shaitan

Back
Top