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[Trad] Talete

SaqqaraNox [NG]

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Talete
Saggio ellenico

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Talete, spesso conosciuto come Talete di Mileto, è uno dei Sette Saggi della Grecia, noto nell’Antichità come il primo grande filosofo di rilievo, oltre che come inventore e scienziato di comprovata statura. I Greci attribuivano a Talete la capacità di percepire oltre ciò che era apparente e di spingersi al di là dei limiti del mondo conosciuto, un importante pilastro fondativo dell’indagine filosofica.


CONTESTO

Talete nacque in una famiglia di Fenici di antica discendenza greca, conosciuta come i Telidi. Mileto, la più grande metropoli della Ionia, era una delle città più grandiose del mondo antico e sembrava offrire un terreno fertile per la comprensione filosofica. In un certo momento della sua giovinezza, tuttavia, egli si dedicò alle trame politiche, ma le trovò presto insoddisfacenti e decise invece di intraprendere la vita contemplativa.¹

È riportato in modo piuttosto esplicito nelle fonti che Talete non ebbe alcun maestro e che si istruì semplicemente da sé come autodidatta, il che è un’ulteriore ragione per cui molti autori antichi lo tenevano in grande reverenza. Le sue abitudini erano considerate parte della sua peculiare visione. Secondo Diogene Laerzio, era noto che vivesse nell’entourage del tiranno di Mileto.

Secondo Diogene Laerzio, Plutarco e altri, con racconti tra loro discordanti, Talete non si sposò, ma adottò suo nipote Cisbito. Si racconta che Solone chiese a Talete perché non avesse figli; la risposta fu che non aveva tempo per farlo.³


IL PRIMO FILOSOFO

Nei miti, viene raccontata una storia particolare su Talete:

Vite dei filosofi illustri, Diogene Laerzio ¹

Τὰ δὲ περὶ τὸν τρίποδα φανερὰ τὸν εὑρεθέντα ὑπὸ τῶν ἁλιέων καὶ διαπεμφθέντα τοῖς σοφοῖς ὑπὸ τοῦ δήμου τῶν Μιλησίων. φασὶ γὰρ Ἰωνικούς τινας νεανίσκους βόλον ἀγοράσαι παρὰ Μιλησίων ἁλιέων. ἀνασπασθέντος δὲ τοῦ τρίποδος ἀμφισβήτησις ἦν, ἕως οἱ Μιλήσιοι ἔπεμψαν εἰς Δελφούς· καὶ ὁ θεὸς ἔχρησεν οὕτως· ἔκγονε Μιλήτου, τρίποδος πέρι Φοῖβον ἐρωτᾷς;

τίς σοφίῃ πάντων πρῶτος, τούτου τρίποδ᾿ αὐδῶ.

διδοῦσιν οὖν Θαλῇ· ὁ δὲ ἄλλῳ καὶ ἄλλος ἄλλῳ ἕως Σόλωνος. ὁ δὲ ἔφη σοφίᾳ πρῶτον εἶναι τὸν θεὸν καὶ ἀπέστειλεν εἰς Δελφούς.


La celebre storia del tripode trovato dai pescatori e inviato di seguito da parte del popolo di Mileto a tutti i Saggi si racconta come segue. Alcuni giovani ionici, avendo acquistato dai pescatori milesi il loro pescato, entrarono in disputa sul tripode che faceva parte del bottino. Infine i Milesi sottoposero la questione a Delfi, e il Dio diede un oracolo in questa forma: “Chi possederà il tripode?” Così risponde Foibos (Apollo):

“Colui che è il primo nella saggezza, dichiaro che questo tripode sia suo”.

Di conseguenza, lo consegnarono a Talete, e lui a un altro, e così via fino a che giunse a Solone, il quale, osservando che il Dio era il più saggio, lo inviò a Delfi.

Si diceva che Talete fosse il primo filosofo a indagare, il primo a suggerire che potesse esistere un ordine particolare nell’universo al di sotto della confusione. Egli immaginava che il mondo potesse essere ricondotto a un principio unico, nonostante tutti i suoi particolari disordinati.

Nel Teeteto ², Socrate menziona che Talete fu deriso da una serva della Tracia per aver fissato le stelle, contemplando il cielo così intensamente da cadere a testa in giù in un pozzo. Ci viene detto che Talete fu oggetto di questa derisione ricorrente e che ora la battuta è sopravvissuta nei secoli: i filosofi sono distratti e persi nelle loro astrazioni. Tuttavia, Socrate utilizzò questo episodio per illustrare una tendenza che possedeva egli stesso: il desiderio di comprendere il mistero.

Per Talete, il principio fondamentale alla base di tutto era l’acqua⁴. In gran parte, questa convinzione si basava sull’osservazione visiva. L’acqua è l’unica cosa che scorre continuamente e l’unica cosa presente e visibile ovunque. A motivare la sua credenza era il principio di unità, la convinzione che al di sotto delle infinite cose che costituiscono l’esistenza dovesse esserci una sostanza unica. Talete riteneva che l’acqua costituisse tale unità e, attraverso l’osservazione, superò una certa soglia dal puro mito alla ragione.

Facendo ciò, egli scalfì la superficie di un’idea che avrebbe riecheggiato nei secoli. Infatti, in ciò che Talete scoprì, i meccanismi del mondo non erano arbitrari, né erano soltanto i capricci ignoti degli Dèi o gli imprevedibili accidenti del destino, ma qualcosa che poteva essere conosciuto, se solo si fosse stati fermi abbastanza a lungo da osservare le onde piegarsi.


IL MATEMATICO

Si dice che Talete abbia dato origine a un aspetto importante della scienza della geometria tra i Greci, in particolare riuscendo a comprenderla in senso astratto, non solo attraverso l’osservazione empirica. Secondo Eudemo, citato con una certa reverenza da Proclo, Talete studiò matematica in Egitto e scoprì da sé principi ampi e significativi all’interno della disciplina.


IL TEOREMA DI TALETE

Secondo Pamfilia, Talete fu il primo a scoprire che un triangolo rettangolo esisterà sempre necessariamente grazie al diametro di un semicerchio. Egli scoprì inoltre che, ruotando il triangolo e ribaltandolo sul proprio asse, è sempre possibile formare un rettangolo mediante questo procedimento.


TEOREMA DELLE INTERCETTE

Due triangoli sono considerati “simili” se i loro angoli sono identici. Una proprietà fondamentale dei triangoli simili è che i rapporti tra i lati corrispondenti sono uguali. Talete riconobbe che i raggi del sole, ai fini delle sue misurazioni, giungono sulla Terra come linee parallele. Quando un oggetto, sia esso un uomo o una piramide, si erge perpendicolare al suolo, esso crea un’ombra, formando un triangolo lungo e sottile con il raggio solare come ipotenusa.

Il genio del metodo di Talete risiedeva nella consapevolezza che il triangolo formato dalla sua altezza e dalla sua ombra fosse geometricamente simile all’immenso triangolo formato dall’altezza della piramide e dalla sua ombra. Ciò avveniva perché gli angoli in entrambi i triangoli erano gli stessi, entrambi possedevano un angolo retto (90 gradi) alla base e condividevano lo stesso angolo del sole in cima.

Ne derivava una proporzione chiara:

Altezza del bastone - Lunghezza dell’ombra del bastone = Altezza della piramide - Lunghezza dell’ombra della piramide

Se si conoscono tre di questi quattro valori, è possibile calcolare quello sconosciuto. Secondo i resoconti più dettagliati, Talete non utilizzava semplicemente un bastone, ma il proprio corpo. Si racconta che alternasse l’uso di un’asta verticale o semplicemente si ergesse in piedi, attendendo il momento preciso della giornata in cui la lunghezza della sua ombra fosse esattamente pari alla sua altezza. In quell’istante specifico, l’angolo di elevazione del sole è di 45 gradi, formando un triangolo rettangolo isoscele. Il rapporto tra altezza e ombra è quindi 1:1.

Questa era la semplificazione. Una volta stabilito questo rapporto 1:1 per sé stesso, sapeva che lo stesso doveva valere per la piramide. Tuttavia, la piramide stessa blocca la propria ombra poiché è una struttura estremamente ampia, il che significa che era necessario effettuare un calcolo per compensare. Pertanto, l'altezza della piramide sarebbe stata pari alla lunghezza della sua ombra più la distanza orizzontale dal bordo dell'ombra apparente fino al centro della base della piramide. Effettuando questo ulteriore passaggio di misurazione della distanza orizzontale totale, Talete aveva effettivamente misurato l'altezza verticale.

Gli annali della storia non trattano questo episodio semplicemente come un’impresa ingegneristica o un’invenzione matematica, dato che le fonti concordano unanimemente sulla competenza degli Egizi in quell’ambito, ma evidenziano piuttosto che Talete utilizzò una combinazione di osservazione empirica e ragionamento per scoprire una legge universale delle proporzioni, che non era immediatamente evidente.

Tali resoconti storici collocano l’esperimento di Talete accanto alla corte del faraone Amasi (Ahmose II), un sovrano noto per le sue politiche filogreche e per aver permesso ai coloni greci di fondare la città di Naucrati in Egitto. La storia, come riportata da Ieronimo, racconta che Amasi rimase profondamente impressionato dall’impresa, ma anche sorpreso dalla semplicità della soluzione di Talete.

La familiarità di Talete con il Teorema delle Intercette portò Euclide e altri matematici a dedicargli intere sezioni in onore della sua scoperta.


ASTROLOGO

La scoperta dell’Orsa Maggiore è stata attribuita a Talete, che si dice la ritenesse utile per la navigazione marittima. Si afferma che egli abbia calcolato equinozi e solstizi, nonché la durata dell’anno; inoltre, la suddivisione del mese in 30 giorni basata sui cicli lunari gli è talvolta attribuita grazie alle sue osservazioni.


IL SAGGIO

Era noto come il primo dei Sette Saggi. Talete è canonico in ogni lista e, invariabilmente, a livello mistico la sua storia è talvolta associata alla celebre massima delfica di Apollo:

ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ

CONOSCI TE STESSO.


Si diceva che Talete avesse perfezionato questo principio osservando il cosmo per comprendere sé stesso. In quanto figura controversa per il popolo, questa affermazione serviva da dimostrazione della sua capacità di distinguersi dal comune e dal banale nella contemplazione di sé.


CONSIGLIERE DI CIRO

Una variante di una storia antecedente al regno di Ciro riguarda la capacità di Talete di comprendere l’eclissi. Secondo Erodoto, Talete aveva previsto con precisione che il giorno si sarebbe improvvisamente trasformato in notte in una data specifica, che si rivelò essere quella della Battaglia del fiume Halys. Dopo questo evento, Medi e Lidi cessarono di combattere e giunsero a un accordo pacifico.

Una delle qualità per cui Talete fu lodato negli annali antichi era la sua occasionale dimostrazione di acume politico, dimostrazione che si rivelò profetica riguardo all’ascesa della Persia come grande stato. Egli esortò i Milesi a non stringere un’alleanza con il regno di Lidia e il suo re Creso contro Ciro, il titano dei Medi che divenne il primo Scià degli Scià, il quale stava marciando rapidamente nella regione con i suoi eserciti. Alla fine, Creso fu sconfitto nella Battaglia di Sardis.

Ciro riconobbe immediatamente in Talete un vero intellettuale degno di nota, consigliando Mileto di evitare un'alleanza. Vedere le conseguenze in modo così chiaro non era qualcosa a cui il conquistatore era abituato, e alla fine lo Scià degli Scià si affezionò alla compagnia dell'eccezionale filosofo greco e chiese il suo consiglio su come governare con competenza le province della Ionia.


BIBLIOGRAFIA

¹ Thales, Lives of Eminent Philosophers, Diogenes Laertius
Talete, Vite dei filosofi, Diogene Laerzio

² Thaetetus, Plato
Teeteto, Platone

³ Life of Solon, Plutarch

⁴ Book I, Metaphysics, Aristotle
Libro I, Metafisica, Aristotele


CREDITO:

Karnonnos [SG]
 

Al Jilwah: Chapter IV

"It is my desire that all my followers unite in a bond of unity, lest those who are without prevail against them." - Shaitan

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