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[Trad] George Washington

WhiteBoar

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Mar 15, 2025
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George Washington
Presidente degli Stati Uniti

George Washington è stato descritto dal compagno della Guerra di Rivoluzione Henry Lee come “primo in guerra, primo in pace, e primo nel cuore dei suoi compatrioti”. Con il titolo illustre di Padre dell'America, pochi nomi sono tanto noti quanto il suo.

Ciò che è meno conosciuto sono gli ideali Ellenisti, e di conseguenza Zevisti, che hanno dato potere a Washington e alle sue virtù. Molti al giorno d'oggi attribuiscono a Washington un Cristianesimo regolare, senza essere al corrente che questo mito è stato dissipato 200 anni fa, nel giornale di Thomas Jefferson stesso, che ha scritto: "Gouverneur Morris mi aveva spesso detto che il generale Washington non credeva a quel sistema (il Cristianesimo) più di quanto non ci credesse lui stesso".

Di fatto, George Washington stesso era un Massone, e questo prima della corruzione e della Giudeo-Cristianizzazione del movimento Massonico, che cominciò nel 1782 con il Congresso di Wilhelmsbad e l'ammissione degli Ebrei nel movimento, dal quale erano sempre stati banditi.

Washington stesso era a conoscenza di tale corruzione e ne scrisse a un amico l'anno prima della sua morte (che sarà pubblicata alla fine di questo articolo). È semplice capire perché proprio i poteri Ebraici fossero così desiderosi di corrompere questo movimento dall'interno, e perché Hitler ritenne opportuno distruggere le Logge Massoniche in Germania, data tale corruzione, bisogna considerare l'altezza dalla quale il movimento è caduto.

Dopo tutto, il movimento si rifletteva su uomini virtuosi come Washington e i suoi contemporanei, e la conoscenza di questo aiuta a contestualizzare le virtù Ellenistiche di Washington stesso; qualcosa che è stato nutrito e sviluppato tra i suoi fidati coetanei e colleghi intellettuali all'interno del movimento, che alla fine hanno contribuito a costruire le fondamenta dell'America. Qualcosa che uno può considerare come la molto letterale rappresentazione di un Massone, ovvero, qualcuno che costruisce.

INFANZIA
George Washington nacque il 22 febbraio 1732 a Pope's Creek Plantation, nella contea di Westmoreland, in Virginia. Era il figlio maggiore di Augustine Washington e della sua seconda moglie, Mary Ball Washington. Suo padre, Augustine, apparteneva a un'affermata famiglia gentry della Virginia, discendente da immigrati Inglesi dello Yorkshire che si erano stabiliti nelle colonie americane a metà del diciassettesimo secolo. Il lignaggio di Washington lo legò a famiglie coloniali di spicco, conferendogli un senso di rilievo sociale, anche se non di eccessiva ricchezza. Questo plasmò le sue prime esperienze e aspirazioni.

All'età di undici anni ha dovuto affrontare la perdita del padre, un evento che ha segnato profondamente la sua giovinezza. Con un'istruzione formale limitata, il suo apprendimento è derivato principalmente da esperienze pratiche, tutoraggio e rigoroso studio autonomo. Sviluppò competenze in matematica, agrimensura e agricoltura, il che ha contribuito in modo significativo al suo carattere, infondendogli praticità, determinazione e un approccio disciplinato alla vita. Amici e parenti sottolinearono la serietà, l'integrità e la maturità che contraddistinguevano la sua personalità fin dalla giovane età. Secondo i contemporanei, come Thomas Jefferson, Washington era dignitoso e composto e dimostrava un notevole autocontrollo anche in condizioni di grande stress.

Da adolescente, Washington intraprese la carriera di topografo. Ha lavorato sotto la guida di professionisti esperti e alla fine ottenne incarichi ufficiali. La sua meticolosità, affidabilità e resistenza fisica gli valsero la fiducia e il rispetto di influenti Virginiani, in particolare della potente famiglia Fairfax. La sua frequentazione con Lord Fairfax gli aprì le porte a più ampie opportunità, permettendogli di sorvegliare vaste terre di frontiera nella valle dello Shenandoah. Queste esperienze affinarono le qualità di leader di Washingtons, favorendo la sua indipendenza e il suo profondo legame con la terra.

Nel 1753, all'età di 21 anni, Washington dimostrava già tratti di leadership e ambizione, plasmati dall'educazione, dalle aspettative familiari e dalle prime esperienze. Nonostante la giovane età, aveva acquisito responsabilità significative, tra cui incarichi nella milizia Virginiana e come rilevatore delle terre di frontiera. Il suo contegno disciplinato, la serietà dei suoi propositi e la sua reputazione di affidabilità gettarono le basi per il ruolo storico più ampio che avrebbe presto ricoperto, ponendo le basi per il carattere fermo che definì la sua leadership successiva.

Nella tarda adolescenza, Washington era un devoto Cristiano. Dopo questo momento, tuttavia, le fonti riportano che questa fede cominciò a diminuire, forse a causa dei suoi progressi nella Massoneria.

VITA MILITARE

La vita di Washington come leader iniziò con il suo servizio come ufficiale nella Guerra Franco-Indiana, iniziata nel 1753, in cui l'Impero Britannico e quello Francese entrarono in conflitto per il controllo della regione della Valle del Fiume Ohio. Fu questo servizio a consolidare le capacità militari e politiche di Washington, che era ben considerato non solo per il suo comando, ma anche per la sua presenza in battaglia, data la sua notevole stazza, la sua forza e il suo coraggio, tanto che gli altri soldati lo seguivano senza alcun dubbio.

Fu anche questa esperienza a dare a Washington un'idea particolare dei punti di forza e delle debolezze dell'esercito Britannico dell'epoca. Aveva assistito sia a vittorie che a sconfitte e, sebbene l'Inghilterra gli avesse negato l'onore di un incarico, era stato comunque lodato dai suoi colleghi ufficiali e aveva stretto legami preziosi che avrebbe sfruttato in futuro.

Per il momento, Washington si sposò e visse una vita tranquilla a Mount Vernon come proprietario di una piantagione e coltivatore di grano e tabacco, accanto alla moglie Martha Dandridge Custis, dalla quale ottenne il controllo parziale della proprietà. I due erano, a detta di tutti, felici; il loro unico rammarico era l'impossibilità di avere figli propri, pur continuando a crescere doverosamente i figli del primo matrimonio di Martha, rimasta vedova.

Washington, tuttavia, non si limitò ad arrivare al suo destino ignorando coloro che avevano servito al suo fianco. Fu su sua sollecitazione che il governatore della Virginia rispettò la taglia di terra promessa alla milizia volontaria della Guerra franco-indiana. Nonostante la natura pesantemente burocratica dell'epoca e nonostante la propensione alla condotta da gentiluomo, non era irregolare che le promesse fatte non fossero sempre mantenute, soprattutto nei confronti di coloro che non appartenevano alla nobiltà.

Durante i suoi anni di pace, Washington continuò a essere presente negli affari locali. Sorprendentemente, nonostante il suo status di eroe di guerra e proprietario terriero, Washington perse contro Hugh West, avvocato e poi Procuratore del Re per la Contea di Fairfax, segnando l'unica sconfitta elettorale che Washington abbia mai subito.

Tuttavia, non si lasciò scoraggiare. Tre anni più tardi, nel 1758, vinse in modo netto, anche se non era presente in quel momento, essendo stato occupato dalla Spedizione Forbes, un forte Francese rimasto dalla guerra citata.

Già all'inizio della sua carriera politica, Washington aveva iniziato a criticare la gestione Britannica delle colonie. Pur conducendo una vita sociale attiva e popolare a Mount Vernon, Washington non si lasciava mai sfuggire le notizie del momento. Sempre di più, divenne evidente che Washington si sentiva sempre più in contrasto con la Corona, a causa dell'applicazione di tasse soffocanti, della mancanza di una rappresentanza coloniale accettabile all'interno del parlamento Britannico e del rifiuto di un'ulteriore crescita degli insediamenti come mezzo per proteggere il commercio Britannico.

Tuttavia, Washington e la leadership Coloniale non erano guerrafondai oziosi, né necessariamente sleali nei confronti della Corona. Passarono alcuni anni. In questo lasso di tempo, Washington perse la figliastra e annullò doverosamente tutti gli altri affari per rimanere lealmente al fianco della moglie per diversi mesi. Nello stesso anno si verificò il Boston Tea Party, con le fazioni delle Colonie ormai in aperta ribellione contro le tasse Britanniche.

Quando le pressioni tra i coloniali e gli Inglesi raggiunsero inevitabilmente il punto di ebollizione sulla scia degli eventi di Boston, Washington fu inizialmente costernato, anche se comunque si mosse per unirsi al Secondo Congresso Continentale. Sebbene gli eventi del Boston Tea Party fossero stati organizzati da un gruppo clandestino (anche se con il sostegno popolare di influenti figure rivoluzionarie successive), gli eventi sfociarono inevitabilmente nelle Battaglie di Lexington e Concord e nell'assedio di Boston, in cui l'autorità coloniale era ormai ben radicata.

IL PRIMO GOVERNO

Fu durante il Secondo Congresso Continentale, in cui i delegati delle Tredici Colonie si riunirono per unirsi a sostegno della Guerra Rivoluzionaria ormai in atto, che George Washington fu eletto comandante in capo delle forze Continentali. Nel suo discorso di accettazione, Washington dimostrò ancora una volta la sua umiltà e il suo carattere.
“Sono veramente consapevole dell'alto onore che mi è stato fatto con questa nomina... Non mi ritengo all'altezza del comando di cui sono onorato”.

Non si trattava di un'umiltà di facciata. Incontrando il successivo Padre Fondatore Patrick Henry, si dice che Washington avesse gli occhi pieni di lacrime e che gli avesse chiesto: “Ricorda, signor Henry, ciò che ti dico ora: dal giorno in cui assumerò il comando degli eserciti americani, prevedo la mia caduta e la rovina della mia reputazione”. Anche prima di recarsi a Boston, Washington acquistò diversi testi sul comando di grandi eserciti, non volendo adagiarsi sugli allori e ritenersi adatto al compito.

Washington era, a detta di tutti, la scelta più ovvia e John Adams, altro futuro membro dei Padri Fondatori, fu saggio a farla. Washington aveva un'esperienza di combattimento diretta superiore a quella di qualsiasi altro membro del Secondo Congresso Continentale. Inoltre, l'aspetto e la presenza marziale di Washington gli davano la sensazione di un leader forte e in forma, soprattutto perché all'epoca Washington aveva 43 anni, il che lo rendeva un po' più giovane degli altri membri del Congresso e quindi più adatto ad affrontare un conflitto potenzialmente lungo. Come disse il collega Padre Fondatore Benjamin Rush, “ha una tale dignità marziale nel suo portamento che lo si distingue come generale e soldato tra diecimila persone”.

Inoltre, Washington era un Virginiano. Anche se in questa fase gran parte del conflitto era stato localizzato nel Massachusetts, l'elezione di un Virginiano come capo marziale era la scelta più ovvia, dato che la Virginia era la più popolosa e ricca delle Colonie.

Inoltre, Washington non era visto necessariamente come un fanatico del credo Coloniale. La posizione di Washington sul Boston Tea Party fu misurata, tanto che parlò delle sue simpatie per Boston, ma non condonò direttamente gli atti dei Figli della Libertà. Avere un leader sobrio e moderato a capo delle forze Continentali contribuì a convincere i cuori e le menti di molti che la scelta di entrare in guerra era razionale, date le circostanze. Come disse lui stesso: "Il nostro crudele e implacabile nemico ci lascia solo la scelta di una coraggiosa resistenza o della più abietta sottomissione. Dobbiamo quindi decidere di conquistare o morire".

Washington, dimostrando ancora una volta la forza del suo carattere, rifiutò uno stipendio come comandante in capo, chiedendo solo di essere rimborsato per i costi personali della guerra.

In primo luogo, la liberazione di Boston. Washington fu accolto calorosamente durante il viaggio e divenne rapidamente il simbolo della Guerra Rivoluzionaria. Al suo arrivo, eliminò rapidamente gli ufficiali incompetenti e instillò un rigido senso di disciplina. Non si trattava solo di abilità marziali, ma piuttosto di comportamento, vista l'indole che gli uomini spesso manifestano in tempo di guerra. L'ultima cosa di cui aveva bisogno una rivoluzione nascente era di essere facilmente additata come bestiale dagli Inglesi.

Infatti, quando Washington riuscì finalmente a riprendere Boston, si rifiutò di permettere ai suoi uomini di saccheggiare la città, né di esercitare l'autorità militare su di essa, scegliendo di andarsene e di affidare l'ordine pubblico alle autorità civili.

L'anno successivo, il 4 luglio 1776, fu redatta e successivamente firmata la Dichiarazione di indipendenza. Sebbene lo stesso Washington stesse combattendo a New York e non fosse quindi in grado di firmare di persona, Washington fece comunque marciare diversi suoi battaglioni nel municipio della città per ascoltare la lettura integrale del documento; Washington stesso ribadì ai suoi uomini che le Colonie unite intendevano essere “Stati liberi e indipendenti”. Un'iniezione di morale necessaria, vista la serie di recenti ostacoli.

Tutto questo, tuttavia, segnò solo l'inizio della Guerra Rivoluzionaria, che sarebbe durata 8 anni e mezzo. Washington, naturalmente, subì altre battute d'arresto, ma mai così grandi che lo sforzo bellico si trovò condannato, anche durante i conflitti invernali a basso morale, grazie a sagge strategie difensive. All'inizio della battaglia di Yorktown, che fu in gran parte l'ultima grande battaglia della guerra, l'America si trovò affiancata dalla Francia contro la Gran Bretagna.

Fu a Yorktown che le forze coloniali sotto Washington si assicurarono la loro più grande vittoria. Washington prestò molta attenzione al suo consigliere francese, il generale Rochambeau, un uomo ben esperto nella guerra d'assedio, mentre Washington non lo era. Le forze britanniche furono circondate e non poterono essere rinforzate, arrendendosi poi esattamente due mesi dopo l'inizio dell'assedio.

Dimostrando la sua classe e la sua gentilezza, anche quando gli inglesi erano completamente alla sua mercé e i prigionieri-di-guerra erano migliaia, Washington organizzò una cena per gli ufficiali Americani, Francesi e Britannici, in cui la fratellanza e il rispetto furono dati in egual misura. Con l'avanzare della storia, il rispetto per i nemici sul campo di battaglia è diventato sempre più un'arte dimenticata.

Poco più di due anni dopo, Washington rassegnò le dimissioni da comandante in capo, presentandosi in uniforme e parlando con la giusta umiltà, assicurando a una nazione e a un mondo curiosi che l'America appena indipendente non sarebbe caduta nella barbarie ora non più sotto la guida della Corona britannica.

Washington ebbe, in questo periodo, alcuni anni di relativa pace, prima della sua Presidenza, dopo il suo servizio come comandante in capo. Da tempo desiderava tornare a Mount Vernon, per stare accanto a sua moglie, e così fu, anche se per un breve periodo. Sebbene fosse tornato rapidamente a occuparsi di affari domestici, cercando di risollevare le prospettive dell'agricoltura di Mount Vernon, Washington fu nuovamente chiamato a occuparsi di affari nazionali.

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La resa di Lord Cornwallis, John Trumbull

Agli occhi di Washington, e secondo le sue stesse parole, la nazione era ancora sull'orlo dell'“anarchia e della confusione”. Gli Articoli della Confederazione, firmati una decina di anni prima durante il Secondo Congresso Continentale, avevano poco potere; erano deboli del tutto per scelta, soprattutto in considerazione del contesto della Guerra d'Indipendenza. Le Colonie non volevano firmare per un altro potere centrale forte, dato che era da quello che stavano cercando di fuggire, e l'urgenza della guerra contava più di un governo solido.

Tuttavia, a distanza di qualche anno, Washington aveva ragione nel ritenere che gli Articoli avrebbero inevitabilmente portato a uno stato di anarchia, visto lo scoppio della Ribellione di Shay, ancora una volta per questioni di tasse e debito.

Temendo uno stato di illegalità nazionale, Washington fu sollecitato a presenziare alla firma di un nuovo documento, che avrebbe ratificato un governo centrale molto più forte, in grado di assicurare alla nuova Repubblica tutta l'unità e la sicurezza che poteva fornire. Questo documento, ovviamente, venne conosciuto semplicemente come Costituzione, che è ancora in vigore, con un numero di aggiunte negli ultimi due secoli inferiore a quello che molti pensano.

IL PRIMO PRESIDENTE

Due anni dopo, nel 1789, Washington sarebbe salito alla carica di primo Presidente americano, avendo ottenuto la maggioranza dei voti in tutti gli Stati, anche a dispetto delle supposizioni dello stesso Washington che molti non avrebbero votato per lui. Sebbene nutrisse un certo senso di ansia per il fatto di doversi lasciare alle spalle ancora una volta Mount Vernon, soprattutto in una circostanza così tenera, Washington partì lo stesso e si recò a New York City per l'insediamento.

Mantenendo la sua immancabile umiltà e ben consapevole di ciò di cui l'America aveva bisogno una volta uscita dalla Corona britannica, Washington rifiutò le richieste degli altri di essere chiamato “Sua Altezza” o “Sua Eccellenza”, preferendo essere chiamato semplicemente “Signor Presidente”.

L'obiettivo di Washington, soprattutto durante il suo primo mandato, era quello di creare le fondamenta dell'economia americana a venire. Nonostante le aspre lotte all'interno dei suoi ranghi, in particolare tra Jefferson e Hamilton, Washington approvò l'istituzione della Prima Banca degli Stati Uniti. Agli occhi di Hamilton, era responsabilità del Governo Federale appena istituito assumere e saldare i vari debiti statali accumulati durante la Guerra rivoluzionaria e raccogliere le entrate per il nuovo governo.

Nonostante gli sforzi di Washington per incoraggiare una tregua tra i due, le tensioni si inasprirono ulteriormente. Secondo Washington, la formazione di partiti politici avrebbe portato solo a una divisione troppo netta all'interno del governo, preferendo la nozione di un governo centrale forte e unico. Tuttavia, nello schema della storia, Washington rimase il solo e unico Presidente a rimanere completamente apartitico.

Nonostante ciò, Washington non esiliò nessuno per essersi impegnato nella lealtà di fazione, né si tappò le orecchie di fronte ai consigli degli altri. Per tutta la durata del suo mandato, Washington ascoltò i suoi consiglieri, ammise opinioni opposte alle sue e fu persino disposto a firmare progetti di legge in cui non credeva necessariamente, ma confidava semplicemente nella saggezza di coloro che lo circondavano.

Nonostante molte affermazioni contrarie, Washington era molto meno ostile ai Nativi Americani di quanto molti credano. Sebbene le circostanze, per molti aspetti, si siano trasformate in peggio dopo il suo mandato di Presidente, Washington tentò a suo tempo di negoziare la terra e fece gesti simbolici, condividendo pipe e bevande di pace con capi tribù particolarmente potenti, e non sminuì l'uccisione dei nativi come meno criminale di quella dei bianchi, se fatta inutilmente.

Anche sulla questione della schiavitù, Washington ebbe un cuore più premuroso della maggior parte dei suoi contemporanei. Sebbene avesse preso misure accurate per evitare una guerra civile nella neonata Repubblica, vennero comunque compiuti passi graduali per ridurre il coinvolgimento americano nel commercio degli schiavi, liberare gli schiavi e persino offrire agli Stati liberi un posto nell'Unione.

Sebbene Washington si fosse particolarmente stancato del peso della carica, avesse nostalgia di Mount Vernon e fosse sempre più malato di salute, alla fine scelse comunque di candidarsi per un secondo mandato, grazie alle suppliche dei suoi fidati collaboratori, con Jefferson e Hamilton disposti persino a mettere da parte la loro faida pur di ottenere questo risultato. Nel 1793, Washington fu eletto all'unanimità per il suo secondo mandato.

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Ritratto di Washington in ateneo, Gilbert Stuart, Museum of Fine Arts, Boston

Washington continuò a gestire la nazione con la saggezza dimostrata durante il suo primo mandato, scegliendo di mantenere l'America neutrale nei conflitti globali in corso (in particolare la Guerra Rivoluzionaria Francese) e mantenendo un senso di aristocrazia all'interno della classe politica Americana. Nonostante non desiderasse nemmeno un secondo mandato, la stampa Americana in continua evoluzione lo criticò comunque e ingiustamente, spingendo ulteriormente la nazione verso un sentimento di partigianeria che avrebbe finito per definire gran parte del futuro della nazione.

Stanco della vita d'ufficio, della salute cagionevole e della raffica di attacchi personali, Washington scelse di non candidarsi per la terza volta, creando una sorta di precedente per i futuri presidenti che alla fine, a sua volta, divenne il 22° Emendamento. Alla fine, il discorso di addio di Washington mantenne molte delle caratteristiche di umiltà che aveva mantenuto fin dall'inizio, affermando che, sebbene non avesse mai avuto intenzione di agire con un errore intenzionale, era ragionevolmente consapevole dei propri difetti personali e pregava che qualsiasi difetto avesse non avrebbe mai causato conflitti all'America, pur con la speranza di essere ricordato per lo zelo retto con cui aveva servito, con qualsiasi errore commesso consegnato all'oblio.
Washington tornò ancora una volta a casa a Mount Vernon, ma, nonostante la stanchezza e il desiderio di tornare a casa per stare con la moglie, divenne ancora una volta irrequieto. Sullo sfondo delle crescenti tensioni con la Francia, Washington tornò al comando, servendo come comandante generale dell'esercito dell'ormai presidente John Adam, fino alla sua morte, avvenuta 17 mesi dopo.

Mentre la nazione era in lutto, Hamilton, uno dei suoi più stretti amici e alleati, disse che “se la virtù può assicurarsi la felicità in un altro mondo, è felice”. Nel suo testamento, Washington compì l'atto sorprendente di liberare fino all'ultimo dei suoi schiavi, forse con l'intenzione di essere d'esempio per gli altri schiavisti d'America.

WASHINGTON IL MASSONE

George Washington fece il suo primo passo nella Massoneria il 4 novembre 1752, nella Loggia di Fredericksburg. Passò al grado di Fellowcraft il 3 marzo 1753 e fu elevato al sublime grado di Maestro Massone il 4 agosto 1753.

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Ritratto massonico di George Washington nel 1794,
William Joseph Williams, commissionato dalla Loggia massonica Alexandria-Washington n. 22.
Si notino il Sole e il Compasso, che rappresentano l'illuminazione e il disegno della Grande Opera

I registri della Loggia Fredericksburg che coprono una parte della sua prima vita Massonica sono andati perduti o distrutti. Dal 1753 al 1775, le sue occasioni di frequentare organismi Massonici organizzati furono probabilmente poche a causa dei suoi impegni militari alla frontiera fino al 1758 e della sua successiva vita di piantatore a Mount Vernon, che distava quasi cinquanta miglia dalla sua Loggia di origine. Tuttavia, si ritiene che abbia mantenuto le sue associazioni fraterne quando l'opportunità glielo permetteva.

Molti anni dopo, Washington fu nominato nello statuto come primo Maestro della Loggia Alexandria n. 22, sotto la giurisdizione della Virginia, il 28 aprile 1788. Rimase in carica come Maestro fino al 20 dicembre 1788, quando fu rieletto all'unanimità per un intero mandato. Rimase in questo ruolo per circa venti mesi. Tre anni dopo, Washington, scortato dalla sua Loggia n. 22, assistette alla posa della prima pietra del Distretto di Columbia, sotto l'egida di Pierre Charles L'Enfant, migliorato da Andrew Ellicot e dal suo geometra Benjamin Banneker.

Vale la pena di notare che, sebbene Washington abbia ricevuto molti onori dagli organismi massonici, non ha mai assunto cariche di Gran Loggia (come quella di Gran Maestro di uno Stato). Tra i massoni americani si discuteva della possibilità di creare una carica di Gran Maestro nazionale per Washington, ma egli rifiutò gentilmente e pubblicamente qualsiasi elevazione di questo tipo, preferendo rimanere un umile membro e leader della sua loggia locale.

Al momento del suo ritiro, nel 1797, Washington ricevette indirizzi e congratulazioni dalla sua Loggia Alexandria n. 22 e dalla Gran Loggia del Massachusetts. A questi rispose esprimendo il suo continuo affetto per la Fraternità. È noto che dopo il suo ritiro partecipò anche a una riunione e a una cena con la Loggia Alexandria n. 22, offrendo un brindisi alla Loggia e a tutti i Massoni. Ha anche corrisposto con persone che mettevano in dubbio la lealtà della Fraternità Massonica, difendendone fermamente i principi.

Washington supervisionò le scelte progettuali di Washington D.C., che furono rese secondo la geometria occulta e altri fattori.

Alla sua morte, avvenuta il 14 dicembre 1799, i Massoni parteciparono all'addio del loro illustre fratello. Il 18 dicembre 1799, la sepoltura di Washington a Mount Vernon fu accompagnata da un rito funebre Massonico ufficiale, condotto dai membri della Loggia Alexandria n. 22.

LA SUA FEDE

Sebbene la storia tradizionale consideri Washington un Cristiano e nient'altro, la realtà è molto più sfumata. Washington, nei suoi discorsi, si dilettava raramente con riferimenti Biblici, ed era piuttosto restio a riferirsi a “Dio” nel senso che i Cristiani tendevano a dare alla sintassi dell'epoca, riferendosi per lo più alla “Provvidenza” o a una forza ‘Onnipotente’, con riferimenti a “Dio” che son ricorsi solo 146 volte, molte delle quali erano espressioni colloquiali e poco altro.

Non si sa se Washington abbia mai fatto riferimento a “Gesù” o ‘Cristo’ o a qualsiasi altra combinazione di essi, e molti dei suoi contemporanei lo definiscono un “deista”. Testimoni oculari affermano che Washington pregava sempre in stato meditativo all'alba, indipendentemente dal periodo dell'anno.

In effetti, ancora oggi i Cristiani non riescono a conciliarsi con i sentimenti Anticristiani di molti dei Padri Fondatori e con il palese Ellenismo dei primi Stati Uniti. Nulla lo dimostra più visivamente dello stesso Campidoglio, ispirato all'antico Tempio di Poseidone di Atene.

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Il Washington in trono di Horatio Greenough mostra addirittura Washington nelle dirette sembianze di Zeus, atteggiato con la posizione simbolica del “come in alto, così in basso” che quasi tutti gli Zevisti riconoscono.

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La più evidente di tutte, tuttavia, è l'Apoteosi di Washington con il Capitol Building.

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Sapendo che l'apoteosi significa l'elevazione di qualcosa in uno stato divino o, in effetti, “da uomo a dio”, vedere Washington seduto tra il Pantheon degli Dei Greci può essere visto solo in un modo: che Washington, grazie alle sue azioni in vita, si era guadagnato il suo posto tra loro.

Letture aggiuntive (in inglese):

• Una magnifica fonte di informazioni su tutto riguardo Washington

• Un testo affascinante sulla mentalità e i motivi Zevisti di Washington e dei Padri Fondatori

• Una distinzione importante fra cosa I Massoni erano rispetto a cosa sono diventati

• La già citata lettera che Washington mandò a un amico, riguardo le sue preoccupazioni sulla crescente corruzione della Massoneria

Bibliografia:

• Washington The Man and The Mason, Charles H. Callahan
• How did Freemasonry Influence the Design of Washington, D.C.? Masonic Philosophical Society, Elaine Paulionis Phelen

Crediti:

Arcadia

(TG) Karnonnos (l'infanzia, le sezioni di Washington come Massone, e tutti i riferimenti al suo credo religioso)
 

Al Jilwah: Chapter IV

"It is my desire that all my followers unite in a bond of unity, lest those who are without prevail against them." - Shaitan

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